Da Marx e Keynes una soluzione per sconfiggere il neoliberismo

sirena in stile pittorico di klimt

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di M. Parretti

1- La crisi internazionale delle sinistre

Da molti anni c’è un costante declino della prospettiva progressista nella società, che riguarda, tanto la sinistra alternativa al capitalismo, quanto quella riformista. Entrambe hanno il medesimo problema, che è quello di non essere riuscite a formulare una teoria economica alternativa all’economia neoclassica marginalista e quindi di non essere in grado di proporre una politica economica alternativa al neoliberismo.

La sinistra riformista cerca di riaffermare i principi etici della solidarietà e dei diritti sociali, che si sono realizzati con lo stato sociale keynesiano, ma non è riuscita a capire perché la spesa pubblica, negli anni ’70, abbia smesso di trainare l’economia ed abbia cominciato a produrre una stagnazione, accompagnata da inflazione, la cd stagflazione, che impedì la continuazione delle politiche keynesiane e provocò l’affermazione del neoliberismo.
Pertanto la spesa pubblica è limitata dalle entrate fiscali e l’obiettivo anche solo di difendere i diritti sociali acquisiti si scontra con la mancanza di risorse e la sinistra riformista non riesce a proporre una politica economica capace di sviluppare i diritti sociali. Anche la sinistra alternativa, aldilà di una critica più radicale del capitalismo, non è riuscita a formulare una teoria economica marxiana scientifica e non è in grado di proporre una politica economica capace di realizzare gli obiettivi, idealmente posti, di difesa dei salari e delle pensioni. Eclatante esempio di questa impotenza delle sinistre, in Italia, fu il “pacchetto Treu” del 1997, votato da tutto il centrosinistra, che contribuì a rendere precario e ricattabile il lavoro e rivelò la subalternità alle tesi liberiste, secondo cui i bassi salari fanno crescere l’occupazione. 
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Dai Baroni al cognitariato

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di M. Minetti

Incapaci di assoggettarli alla disciplina della catena di montaggio o di sostituirli con le macchine, i manager hanno organizzato tali lavoratori intellettuali attraverso contratti a tempo determinato.” (Richard Barbrook, L’ideologia californiana 1995).

La precarizzazione dell’accademia è il modo per disciplinare un ruolo sociale non più apicale.

Negli ultimi 30 anni abbiamo assistito ad una rivoluzione neoliberista europea che nel nostro paese ha trasformato profondamente le strutture sociali. Per adattare più rapidamente le strutture burocratiche, rese ipertrofiche da anni di stato sociale, sono state avviate privatizzazioni, ristrutturazioni, riduzioni del personale, precarizzazione dei ruoli operativi, esternalizzazioni, delocalizzazioni, sussidiarietà anche nei servizi essenziali della sanità, istruzione, servizi sociali, infrastrutture e servizi pubblici, trasporti, acqua, energia, telecomunicazioni, raccolta e trattamento dei rifiuti. Motore di questi profondi cambiamenti è stato il potere centrale dell’UE che dall’attuazione dell’unità monetaria europea, con l’Euro, ha governato con meccanismi finanziari premiali e vessatori la transizione allo stato attuale. Continue reading

La finanza è guerra

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di S. Cacciari

Per gentile concessione dell’autore pubblichiamo l’introduzione di La finanza è guerra di SIlvano Cacciari, La casa Usher, Firenze, 2023 un viaggio vertiginoso verso l’universo che si apre a partire dall’osservazione antropologica dei conflitti connessi alla moneta e ai suoi derivati”

Introduzione

Dalla caduta del muro di Berlino ad oggi, la superficie della globalizzazione è stata incrinata da due fenomeni: il ritorno della guerra, dal sanguinoso conflitto interjugoslavo a quello russo-ucraino, e l’esplosione di crisi finanziarie anticipate negli USA degli anni ‘80 e proseguite a livello planetario dai ‘90. Dopo aver combattuto due guerre mondiali, il pianeta che veniva consegnato alle generazioni successive, nonostante la guerra fredda, sembrava così pronto ad contenere questi fenomeni. E’ poi accaduto , a quarant’anni dalla nascita delle Nazioni Unite e da Bretton Woods, che i presupposti degli accordi per la prevenzione delle guerre e per la limitazione della circolazione dei capitali, ritenuta la causa della crisi del ’29, nel corso degli anni hanno cominciato a scricchiolare per venire definitivamente meno tra il crollo di Wall Street (1987) e la caduta del Muro (1989). Poiché la storia non si ripete mai allo stesso modo, all’alba degli anni ’90, la guerra e le crisi finanziarie si presentavano in modo diverso da inizio secolo: invece di enormi eserciti combattenti in campo aperto, le guerre si facevano locali o spazialmente delimitate con effetti globali, mentre le crisi finanziarie esplodevano attraverso dispositivi tecnologici in rete ben più potenti e invasivi del telegrafo, protagonista del contagio della crisi del ‘29. Da allora, si è registrato un insieme di forti criticità finanziarie su scala planetaria – l’attacco speculativo a lira e sterlina del 1992, la crisi finanziaria globale del 1998, il crollo dei titoli tecnologici di inizio secolo, la grande crisi del settembre 2008 seguita al fallimento della banca d’affari Lehman Brothers, fino al crollo del mercato legato alla pandemia da Covid del 2020 e all’esplosione dei prezzi delle materie prime che ha accompagnato lo scoppio della guerra russo-ucraina – mentre le guerre locali non hanno mai smesso di accendersi e riprodursi, per quanto in forme e dimensioni diverse, e differenti effetti globali, dalla Jugoslavia all’Irak, dall’Afghanistan all’Ucraina. Continue reading

La Carota

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 di M. Kep

Animali da soma.

Seppure non faccia più parte del nostro mondo ipertecnologico, molti ricorderanno quel modo di dire, riferito agli asini, ai muli o ai cavalli che individuava i metodi per farli camminare (e tirare il carretto). Gli animali, a differenza delle automobili, avevano una volontà propria e avrebbero preferito oziare all’ombra di un albero masticando erbe di prato. Per “convincerli” a svolgere il duro lavoro a cui erano destinati andavano adeguatamente motivati, con premi e punizioni: carote e bastonate appunto. Ma a volte bastava far penzolare di fronte ai loro occhi una carota per farli camminare in quella direzione, con grande risparmio di carote, per il padrone. Continue reading

Rizomatica 2304-2023

Infosfera, 23/04/2023

Per questa sesta uscita sul blog rizomatica, a distanza di più un anno dall’ultima, abbiamo lasciato il tema libero eppure troverete convergenze inusuali. La molteplicità trova una sua organizzazione in un certo orizzonte del possibile. Non è un caso che disertiamo i temi più dibattuti del momento, la nostra attenzione resiste alla ingegneria sociale che ci vuole mobilitati, carichi di certezze a criticare il potere come fa comodo al potere. E’ negli spazi vuoti che si trovano le risposte.

Qui di seguito il link da cui scaricare il documento completo in PDF e EPUB.

https://rizomatica.org/rizomatica23042023.pdf

 

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Indice:

Etica e intelligenza artificiale   intervista a Enrico Panai

Api o lupi?  di M. Minetti

Principi di individuazione ecologica  di A. Cava

Tecnopolitica per il comune  di V. Pellegrino

Pensiero e umanità   di M. Parretti

Disertare l’utopia   intervista a G. Spagnul

La via del maestro ignorante   di G. Campailla

Il cybertariato nella globalizzazione    recensione di F. Barbetta

Guide nell’ecosistema   di M. Minetti

 

Copertina di M.Kep e diorama. Immagine di IA, dominio pubblico

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Gli stessi articoli saranno pubblicati sul blog in date consecutive e rilanciati sul fediverso dall’apposito robottino @rizomatica

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Etica e intelligenza artificiale.

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Intervista a Enrico Panai di M. Minetti

Enrico Panai è specialista di interazione uomo-informazione e un ricercatore indipendente in cyber-geografia e etica dell’informazione. Ha insegnato informatica umanistica presso il dipartimento di filosofia dell’Università di Sassari. Dal 2007 vive e lavora in Francia. Dal 2018 collabora con il dipartimento di scienze umanistiche e sociali dell’Università di Sassari. Direttore Generale dell’azienda di consulenza SARDUS FRANCE/ BEETHICAL. Continue reading

Api o lupi?

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di M. Minetti

Nel presente articolo si vuole recuperare la storia delle rappresentazioni dell’umanità originaria come fondamento ideologico delle dottrine politiche della modernità. L’apparente crisi attuale delle ideologie sarebbe invece la dissimulazione delle radici etiche degli attuali valori dietro una presunta oggettività scientifica e un rinnovato realismo filosofico (Ferraris, Manifesto del nuovo realismo, 2022), che metterebbe in grado di misurare la coerenza di scelte etiche mediante algoritmi complessi. Attraverso una panoramica delle opposte concezioni di proprietà privata e beni comuni si vuole mostrare come questi poli della relazione sociale abbiano prodotto corrispondenti scale di valutazione etica, e quindi politica, delle scelte in materia economica. Questi schemi interpretativi sono attualmente in crisi perché hanno impattato la capacità di prevedere ed evitare crisi sistemiche. Si prospettano quindi strumenti teorici e sociotecnici innovativi, capaci di rispondere ai diffusi bisogni sociali insoddisfatti. Continue reading

Tecnopolitica per il comune

Red-Stack vs. Automa capitalistico

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di V. Pellegrino

  <Di certo cè che stiamo entrando in delle società
 di controllo che non sono più esattamente
 disciplinari, [...] che non funzionano più sul
 principio dinternamento, bensì su quello del
 controllo continuo e della comunicazione istantanea.[...] 
In un regime di controllo non la si fa finita mai con nulla.>

 Gilles Deleuze

In precedenti interventi, ho tentato di elaborare un’analisi “all’altezza dei tempi” del frangente storico che stiamo attraversando. Ciò sotto diverse prospettive: quella della crisi della rappresentanza e delle forme della Politica in genere, intesa questa sia in termini di attività istituzionale che di azione di movimento (Cfr. Per una Politica rizomatica – Verso un nuovo paradigma politico, quella della trasformazione della soggettività legata all’avvento dell’era informatica (Cfr. Dare parola al General Intellect – Dall’individuo sociale alla persona multidimensionale), quella della profonda metamorfosi che sta attraversando il capitalismo proprio in relazione alla disponibilità delle ICT (Information and Comunication Tecnology – Cfr. Se le macchine di Marx siamo noi – Siamo alla fine del capitalismo o ad una sua ennesima trasformazione?), quella delle innovazioni, intervenute e potenziali, della teoria e delle prassi politiche connesse alle tecnologie informatiche (Cfr. Tecnopolitica e partiti digitaliVicolo cieco del populismo plebiscitario o via obbligata a un’autentica democrazia?). Continue reading

Pensiero e umanità.

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di M. Parretti

A metà del 1800, Marx ritenne che fossero maturi i tempi per sostituire la filosofia con la scienza, anche nella conoscenza del pensiero umano giungendo alla geniale formulazione del paradigma del materialismo storico. Al tempo stesso formulò il criterio per distinguere la filosofia da quella che d’ora in avanti sarebbe stata la scienza, e lo identificò con la capacità di cambiare consapevolmente la realtà. Continue reading

Il cybertariato nella globalizzazione

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Recensione ragionata del libro di Ursula Huws, Il lavoro nell’economia digitale globale. Il cybertariato diventa maggiorenne, Punto Rosso, 2021.

 di F. Barbetta

Il cybertariato è una realtà nella società contemporanea. Mentre si discute della fine del lavoro, una massa di lavoratori legati alla produzione di elettronica è occupata in fabbriche di chip, microprocessori e display in Cina, in condizioni precarie. Operatori di telemarketing rispondono alle telefonate da tutto il mondo in India per risolvere i problemi con la carta VISA. Parliamo di un esercito di lavoratori on-demand sparsi in tutto il mondo. Cyberproletari in outsourcing, che non compaiono nemmeno nelle statistiche ufficiali. I call center sono diffusi in tutto il mondo, generando milioni di posti di lavoro altamente degradanti. In questo ambiente, i soggetti sono esposti alle pressioni del flusso informativo, che sono caratterizzate dalla disumanità degli algoritmi, che potenziano la logica del controllo. A causa dell’estrema supervisione e sorveglianza di questi lavoratori, si è iniziato a parlare da qualche anno di taylorismo digitale (1). Continue reading

Rizomatica 2202-2022

Infosfera, 22/02/2022

Per questa quinta uscita sul blog rizomatica, a distanza di un anno dall’ultima, abbiamo scelto di riflettere sui temi del lavoro e della crisi del capitalismo, intervenuta per la diffusione dell’automazione, dell’informatica e delle applicazioni di Intelligenza Artificiale, oltre che, probabilmente, per la dimensione globale ormai assunta dal mercato.

Qui di seguito il link da cui scaricare il documento completo in PDF e EPUB.

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Indice:

Le tre anime del lavoro  di M. Minetti

La Transizione digitale come biforcazione storica  di S. Bellucci

15 risposte sul lavoro   di M. Parretti e T. Cumbo

Piattaforme di lavoro e algoritmi di sfruttamento   di T. Numerico

Big-data, reti semantiche e IA in una prospettiva politica   intervista a G. Vetere

Affinità e divergenze fra i gig-workers e noi   di F. Sganga

Ripartire dalle basi: la riduzione dell’orario di lavoro    recensione di F. Barbetta

Cronache della mutazione   di P. Carvalho

 

Copertina di M.Kep e diorama

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Gli stessi articoli saranno pubblicati sul blog in date consecutive e rilanciati sul fediverso dall’apposito robottino @rizomatica

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Le tre anime del lavoro

di M. Minetti

Si ha a volte l’impressione che alcuni problemi nascano da questioni mal poste, in cui vengono inclusi termini ambigui, contraddittori e carichi di sedimentazioni storiche di significati differenti. In questo titolo ho usato di proposito due parole ambigue: anime e lavoro. Se è difficile stabilire cosa sia in termini univoci un’anima, parimenti difficile è stabilire cosa sia il lavoro. Bisognerà sempre chiarire in che riferimento di credenze ci si trova ad operare. L’anima è una struttura interna che sostiene un corpo esterno meno duro. Il lavoro è il prodotto scalare della forza per lo spostamento. Sono definizioni corrette ma non spiegano nulla del titolo. Fuori dall’uso corrente dei termini di anima e di lavoro, vorrei provare a distinguere dei significati situati di queste parole. Degli usi che hanno anime differenti, in quanto sono caratterizzati da opposte motivazioni ad agire nella forma comunemente chiamata lavoro.

Usiamo la parola lavoro per definire attività del tutto estranee, che ci forniscono diversissimi esiti e talvolta inconciliabili soddisfazioni nella nostra economia libidinale. Continue reading

La Transizione digitale come biforcazione storica

di S. Bellucci

La fase storica che stiamo vivendo non è inquadrabile nel concetto di crisi ma in quello di transizione. La rivoluzione tecnologica è anche una rivoluzione sociale e politica e sta producendo i suoi esiti in conflitto con i vecchi assetti del mondo industriale e finanziario. Il lavoro salariato perde la sua centralità pur mantenendo la sua forma di sfruttamento ma ad esso si affiancano nuove forme di estrazione del valore basate sulla logica della gestione dei dati. La lotta si configura tra i modelli centralizzati e quelli decentralizzati e l’abilitazione di produzione diretta di valore d’uso. Continue reading

15 risposte sul lavoro

di M. Parretti e T. Cumbo

Tommaso Cumbo

Esperto di politiche e servizi per il lavoro, lavora da più di 20 anni presso l’agenzia nazionale del Ministero del lavoro. Si è occupato in particolare di immigrazione e di politiche della transizione dall’istruzione al mondo del lavoro, pubblicando anche articoli su questi temi in libri e riviste specializzate. Dal 2012 è membro di A.Re.La (Associazione per la redistribuzione del lavoro).

Mauro Parretti

Attualmente pensionato – ingegnere elettronico – specialista in teoria dei sistemi – dirigente industriale, settori “marketing”, “ricerca e sviluppo”, “vendita internazionale” – dal 1986 studia economia politica – membro dell’A.Re.La.

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Domanda1 – Quando parliamo di disoccupazione e di difficoltà a trovare lavoro ci riferiamo soprattutto, o quasi esclusivamente, a forme di lavoro dipendente quindi salariato. Quali sono le caratteristiche di questa forma del lavoro e perchè è in crisi? Continue reading

Piattaforme di lavoro e algoritmi di sfruttamento

Intervento a Lavoro su piattaforma e lotte dei rider tenutosi Ven. 18 febbraio 2022 aula 15 Roma Tre

di T. Numerico

  1. Davvero non sappiamo cosa contengono gli algoritmi?

Spesso si dice che non sappiamo cosa ci sia dentro gli algoritmi. Questo talvolta è vero, ma nel caso delle piattaforme per dirigere il lavoro dei rider conosciamo quali sono gli obiettivi che ne determinano l’orientamento. Si tratta di: strumenti per migliorare le prestazioni dei rider attraverso processi di gamificazione e competizione; tattiche per rendere più efficiente il processo di sfruttamento dei lavoratori; tecniche per scaricare i rischi sui lavoratori, mantenendo il più possibile intatto il plusvalore garantito alla piattaforma. Continue reading

Affinità e divergenze fra i gig-workers e noi

Intervento all’incontro organizzato da Transform!Lavoro su piattaforma e lotte dei rider

di F. Sganga

Buongiorno a tutti e tutte. Io sono qui a nome di Tech Workers Coalition Italia e prima di tutto ringrazio Marco Marrone e Transform! per averci invitato a questo evento.

Cos’è TWC

TWC è un’organizzazione transnazionale di lavoratori e lavoratrici del settore tecnologico e nasce con l’obiettivo di unire figure diverse, accomunate dal fatto di lavorare per quella che a grandi linee definiamo industria tecnologica. Figure diverse significa che l’ambizione è di coinvolgere programmatori e rider, sistemisti e grafici, arrivando anche a chi si occupa dei servizi di pulizia o di ristorazione nelle aziende tech; questo negli Stati Uniti è già avvenuto, per esempio una delle prime battaglie di Tech Workers Coalition ha fatto leva sul potere contrattuale dei lavoratori più qualificati di Google per ottenere condizioni di lavoro migliori per gli operatori esternalizzati della mensa. Continue reading

Tornare alle basi: la riduzione dell’orario di lavoro

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Copertina Fausto durante - Lavorare meno, vivere megliodi F. Barbetta

La casa editrice della CGIL Futura Editrice, erede della storica Ediesse, ha pubblicato nel mese di febbraio del 2022 un libro estremamente importante dal titolo “Lavorare meno, vivere meglio. Appunti sulla riduzione dell’orario di lavoro per una società migliore e una diversa economia” di Fausto Durante.

L’autore è coordinatore dal 2019 della Consulta Industriale della CGIL, responsabile del Segretariato Europa e coordinatore dell’Area politiche europee e internazionali della CGIL.

Il libro ruota intorno ad un tema centrale nella storia del movimento operaio, ovvero la battaglia per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario ed ha la lucidità di gettare dei ponti con altre questioni fondamentali per il futuro post pandemico, ovvero la transizione ecologica e la lotta per la piena occupazione. Continue reading

Rizomatica 1202-2021

Infosfera, 12/02/2021

Per questa quarta uscita sul blog rizomatica, a distanza di un anno dalla prima, abbiamo scelto di riflettere sui temi della partecipazione politica, delle asimmetrie informative e crisi della democrazia. 

Qui di seguito il link da cui scaricare il documento completo in PDF e EPUB.

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Indice:

Copertina di diorama. Foto or. di Èmmanuil Noevič Evzerichin, 1942, dominio pubblico, e di Orlova Maria, Unsplash Licence.
Programmi: Photomosh, GIMP, Inkscape su sistema GNU/Linux.

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Covid-19, capitalismo di piattaforma e reti di mutualismo conflittuale

di S. Simoncini

1. Le fratture del Covid-19

Al di là della terribile conta delle vittime, non abbiamo ancora cognizione esatta dell’entità della catastrofe che ci ha investito. Perché Covid-19 non è un ciclone tropicale, non ha devastato con impeto le strutture fisiche e visibili dei nostri territori. Ha piuttosto profondamente investito le già fragili strutture invisibili di molti sistemi sociali ed economici, mettendoli a nudo e colpendo le fasce di popolazione più esposta, e forse anche minando in molti paesi i fondamentali istituti democratici (Harvey, 2020; Han, 2020)[1].Ma Covid-19 non è solo e semplicemente una fatalità devastante e priva di senso. Avendo palesato a scala planetaria l’insostenibilità del modello di sviluppo dominante, potrebbe aver predisposto le nostre coscienze a promuovere o ad accogliere un radicale cambiamento di paradigma. Covid-19 è quindi in un certo senso un’immagine[2], qualcosa di assimilabile alle prime immagini della terra vista dallo spazio, fotografie dirompenti che hanno generato in molti una nuova coscienza della relazione tra uomo e natura. Continue reading

Aristocrazia e tecnocrazia diretta

di M. Minetti

In chi scrive di politica possiamo spesso riconoscere uno sbilanciamento tra la capacità di analizzare la realtà e quella di progettarne il cambiamento.
L’analisi viene condotta sulla base di concetti interpretativi comuni, appoggiando le nuove conoscenze ad una solida base di studi pregressi, ai dati, alla osservazione dei fenomeni coevi.
Il progetto di trasformazione sociale che i vari autori esprimono, invece, rappresenta molto di più l’insieme dei valori a cui fanno riferimento e l’immagine pubblica che vogliono dare di sé stessi al mondo.
La prima parte degli studi di tutti costoro è quindi utile alla conoscenza, la seconda spesso totalmente velleitaria. Per mia sfortuna, non posso a mia volta sfuggire a questa valutazione empirica. Il futuro semplicemente non è scritto e non si ispira alla teoria. Continue reading

Alla ricerca di nuove forme di aggregazione

di M. Carbone

Nell’intervista concessa alla rivista “Zeit-Online” dalla sociologa Maja Göpel, [1] si sostiene che nuove forme di aggregazione possono essere possibili. La pandemia potrebbe spingerci a nuovi modelli basati sulla solidarietà e su nuovi modelli economici. Pur non condividendo del tutto l’approccio armonizzante, malgrado la sua critica alla società capitalistica, si ritiene che valga la pena confrontarsi con nuove forme di partecipazione civica alla politica anche se potrebbero non sempre risultare veramente democratiche e attuate dalla base. La sociologa parte da tre profonde questioni, che già nel periodo precedente la pandemia erano sorte nel mezzo della società tedesca, chiedendosi se siamo in grado di confrontarci con esse seriamente e, in caso negativo, cosa potrebbe accadere. Le questioni riguardano aspetti innanzitutto economici “Avremo abbastanza per noi?” “Abbiamo abbastanza da suddividere?” e “Chi siamo in verità questo “noi”?”. Continue reading

La costruzione del movimento dei Tech Worker

di B. Tarnoff  trad. it. di F. Sganga

Questo testo è una riduzione di un articolo pubblicato da Logic. La traduzione e l’adattamento molto amatoriali sono di Filo Sganga. Il testo originale può essere letto qui.

Il 1° novembre 2018, più di ventimila dipendenti e consulenti esterni di Google hanno lasciato i loro uffici. [1] Hanno scioperato in cinquanta città di tutto il mondo: nella Silicon Valley e a Sydney, a Dublino e a San Paolo. Erano furiosi per un articolo sul New York Times in cui si raccontava che Andy Rubin, creatore di Android, era stato protetto dalla direzione di Google e aveva ricevuto una buonuscita di 90 milioni di dollari nonostante le accuse di molestie sessuali che la direzione stessa aveva ritenuto attendibili. Sette giorni dopo la pubblicazione dell’articolo, hanno portato a termine una delle più grandi azioni sindacali internazionali nella storia contemporanea. Si sono riuniti nei parchi e nelle piazze, hanno cantato, marciato e condiviso storie. Continue reading

Lockdown generation: l’ibernazione strisciante. Covid-19, claustrofilie e Screen New Deal.

di G. Nicolosi [1]

Prologo sui tetti: il testamento dell’androide

L’indimenticabile finale del film Blade Runner di Ridley Scott, a distanza di un quarantennio, continua a suscitare fantasie e interrogativi. Quando Batty, il più performante e pericoloso dei replicanti, raggiunge sui tetti l’uomo incaricato di dargli la caccia (Harrison Ford), che penzola sul baratro appeso ad una trave malferma, lo gela con una battuta carica di ironia: «Esperienza interessante vivere nella paura, non ti sembra?». Salvo poi dissolvere l’ironia in un rabbioso: « Questo significa essere uno schiavo!». La vita del replicante ha dunque il tratto caratteristico dell’insicurezza, della paura. Ma quando il cacciatore manca la presa della sua trave e precipita nel vuoto Batty lo afferra con un solo braccio e lo salva. La ragione dell’inatteso atto di generosità dell’androide va cercata in una zona situata al confine tra quel che è individuale e ciò che appartiene a una dimensione collettiva, comune. I replicanti di Blade Runner non hanno una vera storia. Il loro senso di identità è fittizio, costruito in laboratorio: fantasie, ricordi, sogni, sono stati implementati in una loro coscienza artificiale di robot. Continue reading

Le vicende del lavoro? Non farsi ingannare dalla memoria.

di G. Mazzetti

In molti lamentano oggi una debolezza dei lavoratori, anche se ben pochi si arrovellano sulle condizioni per rovesciare gli attuali rapporti di forza tra le classi. Ma per non tornare a ripetere gli errori passati è indispensabile non riferirsi alle vicende storiche in forma mitica. Provo a ricostruire le vicende che ci hanno condotto alla situazione attuale per come le ho vissute. Continue reading

L’irrealismo capitalista dell’individuo senza società.

di V. Siracusano Raffa

A guardare superficialmente l’evoluzione dei rapporti tra individuo e società si potrebbe pensare che l’individualismo potrebbe aver vinto su tutta la linea. Il sistema capitalistico infatti accentua proprio quest’ultimo e non è un caso: già i massimi teorici del liberalismo classico, Adam Smith e David Ricardo, affermavano che la società è solo la somma degli individui. Nella seconda metà dell’Ottocento è il contributo dei neoclassici a spostare il focus dalle classi ai singoli attraverso l’individualismo metodologico. Questi economisti sono chiamati anche marginalisti perché hanno stravolto le basi dell’economia classica attraverso il principio dell’utilità marginale, cioè l’incremento di utilità che si ottiene con una piccola variazione nella quantità consumata di un bene. Ciò che è importante di questo approccio è proprio lo slittamento dell’analisi a livello microeconomico, perché ponendo al centro il singolo consumatore si dà un’incredibile spinta verso l’individualismo. Continue reading