Piattaforme di lavoro e algoritmi di sfruttamento

Intervento a Lavoro su piattaforma e lotte dei rider tenutosi Ven. 18 febbraio 2022 aula 15 Roma Tre

di T. Numerico

  1. Davvero non sappiamo cosa contengono gli algoritmi?

Spesso si dice che non sappiamo cosa ci sia dentro gli algoritmi. Questo talvolta è vero, ma nel caso delle piattaforme per dirigere il lavoro dei rider conosciamo quali sono gli obiettivi che ne determinano l’orientamento. Si tratta di: strumenti per migliorare le prestazioni dei rider attraverso processi di gamificazione e competizione; tattiche per rendere più efficiente il processo di sfruttamento dei lavoratori; tecniche per scaricare i rischi sui lavoratori, mantenendo il più possibile intatto il plusvalore garantito alla piattaforma. Continue reading

Big-data, reti semantiche e intelligenza artificiale in una prospettiva politica

Intervista a Guido Vetere di M. Minetti

Guido Vetere cura il blog Cervelli nella vasca, su Nova de Il Sole 24 Ore, è il Direttore del Centro Studi Avanzati IBM Italia dal 2005. In IBM dal 1989, ha preso parte e guidato diversi progetti in Intelligenza Artificiale, Information and Knowledge Management, Tecnologie della Lingua, sia nell’ambito della ricerca, sia dello sviluppo per grandi imprese e pubblica amministrazione. Nel corso della sua attività professionale, è stato responsabile di progetti di ricerca applicata nazionali ed europei e ha diretto lo sviluppo di prodotti software IBM per il mercato internazionale. Ha guidato la progettazione e la realizzazione del registro semantico dei servizi di Cooperazione Applicativa della Pubblica Amministrazione. E’ stato coordinatore internazionale della rete dei Center for Advanced Studies IBM nel 2011. Partecipa regolarmente nei comitati di programma di conferenze internazionali nel settore delle tecnologie semantiche e nei comitati scientifici di programmi di ricerca europei. E’ autore di numerose pubblicazioni scientifiche in conferenze e riviste internazionali.

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Affinità e divergenze fra i gig-workers e noi

Intervento all’incontro organizzato da Transform!Lavoro su piattaforma e lotte dei rider

di F. Sganga

Buongiorno a tutti e tutte. Io sono qui a nome di Tech Workers Coalition Italia e prima di tutto ringrazio Marco Marrone e Transform! per averci invitato a questo evento.

Cos’è TWC

TWC è un’organizzazione transnazionale di lavoratori e lavoratrici del settore tecnologico e nasce con l’obiettivo di unire figure diverse, accomunate dal fatto di lavorare per quella che a grandi linee definiamo industria tecnologica. Figure diverse significa che l’ambizione è di coinvolgere programmatori e rider, sistemisti e grafici, arrivando anche a chi si occupa dei servizi di pulizia o di ristorazione nelle aziende tech; questo negli Stati Uniti è già avvenuto, per esempio una delle prime battaglie di Tech Workers Coalition ha fatto leva sul potere contrattuale dei lavoratori più qualificati di Google per ottenere condizioni di lavoro migliori per gli operatori esternalizzati della mensa. Continue reading

Tornare alle basi: la riduzione dell’orario di lavoro

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Copertina Fausto durante - Lavorare meno, vivere megliodi F. Barbetta

La casa editrice della CGIL Futura Editrice, erede della storica Ediesse, ha pubblicato nel mese di febbraio del 2022 un libro estremamente importante dal titolo “Lavorare meno, vivere meglio. Appunti sulla riduzione dell’orario di lavoro per una società migliore e una diversa economia” di Fausto Durante.

L’autore è coordinatore dal 2019 della Consulta Industriale della CGIL, responsabile del Segretariato Europa e coordinatore dell’Area politiche europee e internazionali della CGIL.

Il libro ruota intorno ad un tema centrale nella storia del movimento operaio, ovvero la battaglia per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario ed ha la lucidità di gettare dei ponti con altre questioni fondamentali per il futuro post pandemico, ovvero la transizione ecologica e la lotta per la piena occupazione. Continue reading

Cronache dalla mutazione

di P. Carvalho

CRONACHE DALLA MUTAZIONE #1

Into the world

Oggi mi muovo tra Capitale umano, Capitale disumano $$risorse umane e risorse Minerarie !! Tra Vita nei boschi società Disciplinare e smarrimento sociale, vita Accelerata e BURNOUTtra UNA START- TUP E UNO APPROCIO BOTTOM UP TRA Imprenditore di me stesso e Autosfruttamento lavoratore collettivo e cooperazione solidale. Tra industria 4.0 e lavoro autonomo di quinta generazione !!!Tra processo di Soggettivazione, individualismo, individuazione e individualità comunitaria. Tra molteplicità dell’Io e progetti di ricostruzione del Sé. Tra utopie necessarie e fine dell’utopia, utopie concrete, utopie ragionevoli, utopie possibili, utopie letali e utopie neocomunitarie. Tra regno della necessità e regno della libertà, libertà immaginarie e immaginario Manipolato Tra bisogni reali , bisogni indotti e poetiche del desiderio. Tra sussurri e Continue reading

L’Ecosistema di Organizzazioni.

di M. Minetti

Pubblicato in origine su: https://coxsa.blogspot.com  il 19/01/2020

Alcuni punti da cui partire.

Gran parte della costruzione del consenso e della comunicazione politica si svolge sui social network, secondo le regole incorporate nella struttura di questi software proprietari: sponsorizzazione, bolle, costruzione dell’identità e dell’odio, narcisismo e conformismo, estrazione dei dati, opacità degli algoritmi.
Il protagonismo, anche spesso solo rappresentato, degli attivisti sui social network è diventata una prassi di diffusione dei messaggi politici e un elemento importante dei contenuti, nella forma dell’identificazione che spesso alimenta narrazioni identitarie e discorsi di odio. Ne parla Giuliano Da Empoli nel suo Gli ingegneri del caos. Teoria e tecnica dell’Internazionale populista, del 2019.
Questi spazi social sono per definizione una vetrina per vendere e per vendersi, ma sono molto poco adatti ad una reale discussione.
L’introito pubblicitario di Facebook (e Instagram) nel 2019 è stato di 69,655 mld di dollari. Gli utenti attivi sono stati ben 2,5 Mld, con un valore medio di introito pubblicitario per ogni utente che si aggira quindi sui 28 dollari annui (Fonte aziendale). Ovviamente un utente di Facebook che ha alti livelli di spesa, oltre 30$ al giorno come negli USA e Canada, vale 139,35 dollari all’anno.  Gli utenti poveri, invece, hanno più valore come elettorato, per il controllo sociale e le informazioni che possono fornire a polizia e servizi segreti dei governi. Gli annunci pubblicitari su pubblico profilato, oltre che dalle grandi aziende, vengono acquistati anche da piccoli esercenti, artisti, associazioni e enti no-profit, sindacati, chiese, gruppi politici.

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Rizomatica 1202-2021

Infosfera, 12/02/2021

Per questa quarta uscita sul blog rizomatica, a distanza di un anno dalla prima, abbiamo scelto di riflettere sui temi della partecipazione politica, delle asimmetrie informative e crisi della democrazia. 

Qui di seguito il link da cui scaricare il documento completo in PDF e EPUB.

https://rizomatica.org/rizomatica12022021.pdf

https://rizomatica.org/rizomatica12022021.epub

 

Indice:

Copertina di diorama. Foto or. di Èmmanuil Noevič Evzerichin, 1942, dominio pubblico, e di Orlova Maria, Unsplash Licence.
Programmi: Photomosh, GIMP, Inkscape su sistema GNU/Linux.

Gli stessi articoli saranno pubblicati sul blog in date consecutive e rilanciati sul fediverso dall’apposito robottino @rizomatica
e
@rizoma@friendica.feneas.org
contatto:
rizoma (at) tuta (dot) io

Tecnopolitica e partiti digitali

Vicolo cieco del populismo plebiscitario o via obbligata a un’autentica democrazia?

di V. Pellegrino

Come siamo giunti sino a qui: la tecnologia nelle mani del capitale

La diffusione globale e pervasiva delle tecnologie digitali ha prodotto, nell’arco di circa 25 anni, una serie di trasformazioni radicali del mondo. Come prevedibile, queste trasformazioni si sono ripercosse su tutte le dimensioni del vivere umano e sull’essere umano stesso, con il costituirsi di nuove forme di soggettività quali prodotto diretto e, al contempo, concausa di queste nuove forme del produrre e del vivere, individuale e collettivo. Del formarsi delle nuove soggettività connesso alla rivoluzione tecnologica informatica e alla massificazione delle sue applicazioni, ho trattato nel mio articolo Dare parola al General Intellect. Dall’individuo sociale alla persona multidimensionale, apparso nello scorso numero di Rizomatica e al quale rimando per un approfondimento di questi aspetti. L’articolo si concludeva con una sorta di esortazione ad usare pienamente le potenzialità messe a disposizione dall’informatica per ricercare e perseguire una possibile alternativa allo stato di cose presente. Continue reading

Covid-19, capitalismo di piattaforma e reti di mutualismo conflittuale

di S. Simoncini

1. Le fratture del Covid-19

Al di là della terribile conta delle vittime, non abbiamo ancora cognizione esatta dell’entità della catastrofe che ci ha investito. Perché Covid-19 non è un ciclone tropicale, non ha devastato con impeto le strutture fisiche e visibili dei nostri territori. Ha piuttosto profondamente investito le già fragili strutture invisibili di molti sistemi sociali ed economici, mettendoli a nudo e colpendo le fasce di popolazione più esposta, e forse anche minando in molti paesi i fondamentali istituti democratici (Harvey, 2020; Han, 2020)[1].Ma Covid-19 non è solo e semplicemente una fatalità devastante e priva di senso. Avendo palesato a scala planetaria l’insostenibilità del modello di sviluppo dominante, potrebbe aver predisposto le nostre coscienze a promuovere o ad accogliere un radicale cambiamento di paradigma. Covid-19 è quindi in un certo senso un’immagine[2], qualcosa di assimilabile alle prime immagini della terra vista dallo spazio, fotografie dirompenti che hanno generato in molti una nuova coscienza della relazione tra uomo e natura. Continue reading

Aristocrazia e tecnocrazia diretta

di M. Minetti

In chi scrive di politica possiamo spesso riconoscere uno sbilanciamento tra la capacità di analizzare la realtà e quella di progettarne il cambiamento.
L’analisi viene condotta sulla base di concetti interpretativi comuni, appoggiando le nuove conoscenze ad una solida base di studi pregressi, ai dati, alla osservazione dei fenomeni coevi.
Il progetto di trasformazione sociale che i vari autori esprimono, invece, rappresenta molto di più l’insieme dei valori a cui fanno riferimento e l’immagine pubblica che vogliono dare di sé stessi al mondo.
La prima parte degli studi di tutti costoro è quindi utile alla conoscenza, la seconda spesso totalmente velleitaria. Per mia sfortuna, non posso a mia volta sfuggire a questa valutazione empirica. Il futuro semplicemente non è scritto e non si ispira alla teoria. Continue reading

Stretti tra Popper e Voltaire: il vicolo cieco del liberalismo

di V. Siracusano Raffa

I sostenitori del ban a Trump saranno in qualche modo consapevoli del paradosso della tolleranza: teorizzata da Karl Popper, tale situazione apparentemente senza via d’uscita è data dal fatto che una società tollerante è destinata ad essere travolta dagli intolleranti al suo interno, per cui è necessario che si dimostri intollerante nei loro riguardi. Una posizione un po’ più complessa è forse quella del filosofo Rawls, per il quale la società giusta deve tollerare gli intolleranti e limitarli solo nella misura in cui i tolleranti temono per la sicurezza loro e del sistema nel suo complesso. Continue reading

Alla ricerca di nuove forme di aggregazione

di M. Carbone

Nell’intervista concessa alla rivista “Zeit-Online” dalla sociologa Maja Göpel, [1] si sostiene che nuove forme di aggregazione possono essere possibili. La pandemia potrebbe spingerci a nuovi modelli basati sulla solidarietà e su nuovi modelli economici. Pur non condividendo del tutto l’approccio armonizzante, malgrado la sua critica alla società capitalistica, si ritiene che valga la pena confrontarsi con nuove forme di partecipazione civica alla politica anche se potrebbero non sempre risultare veramente democratiche e attuate dalla base. La sociologa parte da tre profonde questioni, che già nel periodo precedente la pandemia erano sorte nel mezzo della società tedesca, chiedendosi se siamo in grado di confrontarci con esse seriamente e, in caso negativo, cosa potrebbe accadere. Le questioni riguardano aspetti innanzitutto economici “Avremo abbastanza per noi?” “Abbiamo abbastanza da suddividere?” e “Chi siamo in verità questo “noi”?”. Continue reading

Lo spazio necessario (appunti su social media e dis‑individuazione)

di M. Alfano

Ho fisso in mente il momento in cui si diffuse Facebook tra le mie conoscenze. Meglio ancora, ricordo quando nel 2008 si diffuse nella mia città proprio come si diffonde una pandemia, un virus incontrollabile. Mi viene in mente la scena del film sui dieci comandamenti (1), quando la terribile piaga biblica colpisce le case degli egiziani bussando silenziosamente e infettando a morte i primogeniti. Ero a casa di un mio amico, mi affacciai al balcone e immaginai in quante abitazioni e in quanti dispositivi fosse entrata la piaga di Zuckerberg. Dopo un poco di tempo e un po’ di tira e molla, ne sono uscito: sono tra i pochi che non hanno Facebook, che nei successivi tredici anni avrebbe raggiunto l’inimmaginabile cifra di due miliardi e mezzo di utenti. Continue reading

La costruzione del movimento dei Tech Worker

di B. Tarnoff  trad. it. di F. Sganga

Questo testo è una riduzione di un articolo pubblicato da Logic. La traduzione e l’adattamento molto amatoriali sono di Filo Sganga. Il testo originale può essere letto qui.

Il 1° novembre 2018, più di ventimila dipendenti e consulenti esterni di Google hanno lasciato i loro uffici. [1] Hanno scioperato in cinquanta città di tutto il mondo: nella Silicon Valley e a Sydney, a Dublino e a San Paolo. Erano furiosi per un articolo sul New York Times in cui si raccontava che Andy Rubin, creatore di Android, era stato protetto dalla direzione di Google e aveva ricevuto una buonuscita di 90 milioni di dollari nonostante le accuse di molestie sessuali che la direzione stessa aveva ritenuto attendibili. Sette giorni dopo la pubblicazione dell’articolo, hanno portato a termine una delle più grandi azioni sindacali internazionali nella storia contemporanea. Si sono riuniti nei parchi e nelle piazze, hanno cantato, marciato e condiviso storie. Continue reading

Rizomatica 1010-2020

Infosfera, 10/10/2020

Per questa terza uscita sul blog rizomatica abbiamo scelto di riflettere su frammentazioni e conflitti: individui, lavoro e psiche.

Qui di seguito il link da cui scaricare il documento completo in PDF e in Epub.

https://rizomatica.org/rizomatica10102020.pdf

https://rizomatica.org/rizomatica10102020.epub

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Indice:

Lockdown generation. L’ibernazione strisciante         di G. Nicolosi
Bolle, totem, echo-chambers       intervista di M. Kep a W. Quattrociocchi
Villaggio globale o megamacchina?     di S. Simoncini
La relazione incompiuta           di A. Hall e M. Minetti
Le vicende del lavoro?             di G. Mazzetti
L’irrealismo capitalista dell’individuo senza società     di V. Siracusano Raffa
Il falso mito del merito e il rifiuto del fallimento             di R. Laghi
Necessità e conseguenze della diminuzione dell’orario di lavoro       di M. Parretti
Tech Worker, lavoro tecnologico e identità              di S. Robutti
Dare parola al “General Intellect            di V. Pellegrino
Accelerazionismo… e decrescita?        di A. Vansintjan (trad.)
Basta con le rockstar       di V. Aurora – M. Gardiner – L. Honeywell (trad.)
Neoliberalismo digitale                recensione di M. Sommella

Copertina di diorama. Foto or. di Francesco Ungaro con Unsplash License.
Programmi: Photomosh, GIMP, Inkscape su sistema GNU/Linux.

Gli stessi articoli saranno pubblicati sul blog in date consecutive e rilanciati sul fediverso dall’apposito robottino @rizomatica@mastodon.bida.im

contatto:   rizoma (at) tuta (dot) io

Lockdown generation: l’ibernazione strisciante. Covid-19, claustrofilie e Screen New Deal.

di G. Nicolosi [1]

Prologo sui tetti: il testamento dell’androide

L’indimenticabile finale del film Blade Runner di Ridley Scott, a distanza di un quarantennio, continua a suscitare fantasie e interrogativi. Quando Batty, il più performante e pericoloso dei replicanti, raggiunge sui tetti l’uomo incaricato di dargli la caccia (Harrison Ford), che penzola sul baratro appeso ad una trave malferma, lo gela con una battuta carica di ironia: «Esperienza interessante vivere nella paura, non ti sembra?». Salvo poi dissolvere l’ironia in un rabbioso: « Questo significa essere uno schiavo!». La vita del replicante ha dunque il tratto caratteristico dell’insicurezza, della paura. Ma quando il cacciatore manca la presa della sua trave e precipita nel vuoto Batty lo afferra con un solo braccio e lo salva. La ragione dell’inatteso atto di generosità dell’androide va cercata in una zona situata al confine tra quel che è individuale e ciò che appartiene a una dimensione collettiva, comune. I replicanti di Blade Runner non hanno una vera storia. Il loro senso di identità è fittizio, costruito in laboratorio: fantasie, ricordi, sogni, sono stati implementati in una loro coscienza artificiale di robot. Continue reading

Bolle, totem, echo chambers. Intervista a W. Quattrociocchi.

Intervista di M. Kep a W. Quattrociocchi

Abbiamo intervistato il Prof. Walter Quattrociocchi, docente di Social network analysis e Knowlwdge, interaction and intelligent systems al’università Cà Foscari di Venezia, nonché autore di numerosi studi e libri sul tema della interazione sociale in rete:

assieme ad Antonella Vicini Misinformation. Guida alla società dell’informazione e della credulità del 2016 e Liberi di crederci. Informazione, internet e post-verità del 2018.

MK: Ciao Walter, grazie di esserti prestato a questa intervista. La nostra non è né una rivista divulgativa o giornalistica, né una rivista accademica, quindi ci piace andare ad approfondire dei temi, con delle pretese anche scientifiche, ma non ci rivolgiamo a degli esperti in materia. Di cosa ti occupi principalmente nelle tue ricerche e qual è l’oggetto principale di queste ricerche?

WQ: Io mi occupo di analisi di quelli che vengono detti sistemi complessi, una parola come tante per descrivere il focus sull’interazione di grandi moli di dati per capire come evolve il comportamento umano di massa, non del singolo. Perché il comportamento del singolo, è più oggetto delle scienze morbide quali sociologia e altre che, chiamarle scienze, dal mio punto di vista, è abbastanza una forzatura. Perchè spesso vanno per materia interpretativa e sono attività in qualche modo di deduzione o di scrittura creativa. Invece I’idea è quella di cercare di fare degli esperimenti che ti danno un minimo di segnale su comportamenti di massa. Continue reading

Villaggio globale o Megamacchina? McLuhan vs. Mumford, alle origini del conflitto tra tecno-ottimisti e tecno-scettici.

di S. Simoncini

1.

Sarebbe interessante fare ricerca sull’attuale “semiosfera” politica per verificare se e come il divenire linguistico (delle sue strutture lessicali e semantiche) stenti ad aderire alla realtà delle trasformazioni socioeconomiche trainate dalle nuove tecnologie. L’ipotesi è che siano troppo rapide le trasformazioni, e troppo segmentata la sfera pubblica perché l’evoluzione linguistica, in quanto “evento sociale” e relazionale (Bachtin, 2003), garantisca la sua dinamica funzione referenziale. Una fatica sicuramente attestata dalle variegate terminologie adottate per denotare i nuovi concetti che potremmo definire “tecnopolitici” (come le attuali infrastrutture centralizzate della comunicazione e dell’economia digitale). Stefano Rodotà dedicò un libro (1997) e una voce Treccani (2009) al neologismo “Tecnopolitica”, sostenendo in apertura della voce che «Il rapporto tra la politica e la tecnica non può essere descritto solo in termini strumentali, come se la tecnica si limitasse a mettere a disposizione della politica dei mezzi di cui questa si serve senza per ciò veder modificate le proprie caratteristiche». Continue reading

La relazione incompiuta.

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di A. Hall e M. Minetti

1 – La costruzione dell’Io

Il sé come centro dell’indagine, dunque: gli esempi dei modi di inquadrarlo sarebbero infiniti e porterebbero lontano: proprio in virtù la sua interna complessità, esso appare sfuggente, difficile da descrivere, arduo da trattenere.

Più volte si è delineata la salute psichica e la possibilità di esprimere con pienezza il potenziale del proprio sé con la metafora dello “stare tra gli spazi” (Bromberg 2007). Se essere a pieno titolo soggetti della propria esperienza psichica è uno stare “tra” diversi nuclei dell’esperienza di sé, quasi in una terra di mezzo o in un “area che connette”, allora possiamo senza dubbio ascrivere al sé la caratteristica di un’ineliminabile molteplicità. Ciò significa che essere sé stessi non è semplice, poiché non è molto chiaro cosa significhi effettivamente. Ciascuno comprende dentro di sé un’ampia gamma di declinazioni e modi della propria vita soggettiva, una serie di configurazioni mutevoli, vive e in costante mutamento. Continue reading

Le vicende del lavoro? Non farsi ingannare dalla memoria.

di G. Mazzetti

In molti lamentano oggi una debolezza dei lavoratori, anche se ben pochi si arrovellano sulle condizioni per rovesciare gli attuali rapporti di forza tra le classi. Ma per non tornare a ripetere gli errori passati è indispensabile non riferirsi alle vicende storiche in forma mitica. Provo a ricostruire le vicende che ci hanno condotto alla situazione attuale per come le ho vissute. Continue reading

L’irrealismo capitalista dell’individuo senza società.

di V. Siracusano Raffa

A guardare superficialmente l’evoluzione dei rapporti tra individuo e società si potrebbe pensare che l’individualismo potrebbe aver vinto su tutta la linea. Il sistema capitalistico infatti accentua proprio quest’ultimo e non è un caso: già i massimi teorici del liberalismo classico, Adam Smith e David Ricardo, affermavano che la società è solo la somma degli individui. Nella seconda metà dell’Ottocento è il contributo dei neoclassici a spostare il focus dalle classi ai singoli attraverso l’individualismo metodologico. Questi economisti sono chiamati anche marginalisti perché hanno stravolto le basi dell’economia classica attraverso il principio dell’utilità marginale, cioè l’incremento di utilità che si ottiene con una piccola variazione nella quantità consumata di un bene. Ciò che è importante di questo approccio è proprio lo slittamento dell’analisi a livello microeconomico, perché ponendo al centro il singolo consumatore si dà un’incredibile spinta verso l’individualismo. Continue reading

Il falso mito del merito e il rifiuto del fallimento: il linguaggio al cuore di una società divisa.

di: R. Laghi

Un approccio linguistico-etimologico

Competenze, scrive Boarelli in Contro l’ideologia del merito, è “una delle parole chiave del lessico costruito intorno al merito” (Boarelli 2019, pp. 218-219). Da dove nasce questo concetto? Lo stesso Boarelli ne ricostruisce l’origine e la diffusione, a partire dal libro bianco dell’Unione Europea Crescita, competitività, occupazione, presentato nel 1993 e tappa chiave di un percorso di adesione dell’UE a una visione neoliberale della società (il principio fondante del testo è la “valorizzazione del capitale umano”). Ma che cosa è la competenza? Continue reading

Tech Worker, lavoro tecnologico e identità. Nuovi orizzonti e nuove forme di conflitto.

Panorama SolarPunk – di ImperialBoy

di S. Robutti


Letture propedeutiche:

The Californian Ideology

Contro l’hackerismo


Questo articolo presenterà un’analisi utile a comprendere la nuova ondata di organizzazioni, scioperi e proteste che attraversa il settore dell’Information Technology(IT), in particolare in USA e Nord Europa, scritta dal punto di vista di un Tech Worker. La speranza è quella di dare trasparenza a questi fenomeni e permettere di comprenderne più a fondo le peculiarità, le similarità con strutture e processi passati e presenti ma anche le profonde differenze sia sul piano della prassi che sul piano dell’identità. Continue reading

Dare parola al “GENERAL INTELLECT”.

Soviet Pietrogrado 1917

Dall’individuo sociale alla persona multidimensionale.

 

di V. Pellegrino

Questo numero di Rizomatica, dedicato al rapporto individuo/società, mi dà modo di ritornare, questa volta dal punto di vista della costruzione della soggettività e della sua effettiva essenza, sull’argomento programmatico della ricerca dell’alternativa politica oggi, introdotto nel mio articolo “Per una Politica rizomatica”, apparso nel numero zero della rivista.

Come noto, questo argomento è ben presente nella teoria marxiana, nell’ambito della quale, attraverso un rovesciamento dell’idea hegeliana di individualità, fortemente connessa con la visione della storia come un processo indefinito di evoluzione ed elevazione dello spirito, anche la coscienza soggettiva è interpretata come un prodotto delle relazioni materiali. La rottura e il ribaltamento del pensiero di Hegel operati da Marx, l’abbandono dell’idealismo teleologico a favore del materialismo storico, cioè l’introduzione del metodo scientifico anche nell’interpretazione dei fenomeni sociali, politici, storici, investe pienamente la questione della soggettività e della formazione della coscienza. Se per Hegel ogni individuo andava ad occupare un posto nel mondo in funzione della qualità e del grado di coscienza che egli aveva del mondo stesso, secondo Marx, al contrario, ogni essere umano sviluppa la propria coscienza in relazione diretta con le condizioni materiali reali nelle quali si trova “gettato a vivere”. Aristocratici, borghesi, proletari sviluppano forme e gradi di coscienza differenti come diretta conseguenza delle diverse condizioni materiali di esistenza caratteristiche del proprio ceto. Continue reading