Basta con le rockstar: come fermare gli abusi nelle tech community.

img-elisatron

di V. Aurora, M. Gardiner e L.Honeywell

trad. it. amatoriale di diorama

original: “No more rock stars: how to stop abuse in tech community

français: En finir avec les rock stars : comment faire cesser les agressions dans nos communautés

Avvertenze: discussione su abusi e violenze sessuali.

Nell’ultimo paio di settimane [21 giugno 2016], tre rispettabili membri delle tech community incentrate sulla sicurezza informatica e sulla privacy si sono fatti avanti col proprio nome per raccontare le loro strazianti storie di condotte sessuali reprensibili, molestie e abusi commessi da Jacob Appelbaum. Si sono mossi in solidarietà verso le prime persone che anonimamente hanno segnalato gli abusi di Jacob. Diverse organizzazioni hanno preso posizione per proteggere i loro membri da Appelbaum, incluso The Tor Project, Debian, l’hackerspace Noisebridge di San Francisco, e altre ancora lo stanno facendo. [link] Continua a leggere

Neoliberalismo digitale. Una lettura di Psicopolitica di Byung-Chul Han.

di M. Sommella

L’argomento che tenterò di esporre in questo articolo é il neoliberalismo digitale.

Potrebbe sembrare una definizione cervellotica e complessa ma il termine appare in un libro che ritengo molto interessante, scritto dal filosofo coreano Byung-Chul Han, nato a Seul ma che insegna in Germania, a Berlino, docente di filosofia e studi culturali.

Questo filosofo ha scritto vari libri fra cui uno, dal titolo Psicopolitica, che a mio avviso pone delle questioni molto interessanti. Il sottotitolo di questo libro, è ”Il neoliberalismo e le nuove tecniche del potere”. Quindi è uno studio che unisce dei riferimenti, delle tematiche, che riguardano la filosofia, la storia, la politica, la tecnologia e in alcuni passaggi anche la religione, in sintesi i problemi più gravosi dell‘attuale società digitale. Continua a leggere

Le origini dell’odio on-line

 di:M. Sommella

In origine pubblicato su Demosfera il 20-07-2019

Oggi è impensabile comprendere il livello di odio circolante se non si comprendono le tecnologie e gli strumenti tecnologici.

È impensabile anche comprendere oggi l’evoluzione dell’odio se non si parte dalla seconda guerra mondiale e dalla sua origine. La propaganda d’odio inizia soprattutto in Europa durante i totalitarismi e nel corso della ricostruzione post-bellica. Continua a leggere

“Verso un’economia di merda”| In ricordo di David Graeber –

Pubblicato in origine il 5-09-2020 su Effimera                                di F. Berardi (Bifo)

Conobbi David a Sapporo, nell’anno 2008 nella palestra dove si teneva la riunione iniziale delle giornate di contro-summit, mentre il G8 si riuniva in qualche luogo iper-protetto della città capitale dell’Hokkaido. Eravamo arrivati da poche ore, io e Claudia dall’Italia, David da Londra, e avevamo un sonno bestiale. Mentre i compagni giapponesi facevano i discorsini introduttivi al contro-summit, David si stese per terra e si addormentò per un po’. Continua a leggere

Contro l’hackerismo, pt. 1

di S. Robutti

Pubblicato in origine il 19-07-2020 su:  https://write.as/chobeat/quaderni-di-lavoro-contro-lhackerismo-pt

Questo articolo è parte di una serie che sperabilmente porterà alla creazione di un articolo aperto sul tema della disseminazione tecnologica e la narrativa su come è compresa e svolta in occidente. Gli articoli saranno leggibili indipendentemente uno dall’altro o come un corpo unico.  Traduzione dell’articolo in lingua inglese


Letture propedeutiche:

Richard Barbrook – L’Ideologia Californiana (1995)

Il termine “hacker” è stato utilizzato da così tanti individui e movimenti che oramai è totalmente priva di significato. Sebbene all’origine il termine indicasse un ristretto gruppo di appassionati di tecnologia, lentamente prese ad evolversi per indicaure un’intera sottocultura, successivamente frammentatasi in una costellazione di movimenti tecno-politici. Negli anni, il termine venne pienamente assorbito dalla startup-culture. Diventò un termine utilizzato sia dai lavoratori tecnici che dai manager per identificarsi in un’idea di successo come definito dall’Ideologia Californiana. Lo sforzo imprenditoriale venne quindi rappresentato come un attacco allo status quo, al buon senso e ai vincoli che limitano i concorrenti (pensare out of the box). L’hackerismo diventò quindi un elemento di auto-promozione, personale e aziendale.

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Pie illusioni e socialismo scientifico.

img – elisatron

di M. Minetti

Pubblicato in origine l’8/07/2020 su Transform Italia

La narrazione desiderante

Nella lingua inglese esiste l’espressione “wishful thinking” (pensiero desiderante, illusorio, speranzoso) per designare un pensiero che, piuttosto che procedere da un ragionamento, possiamo sottointendere di tipo scientifico consequenziale, arriva a delle conclusioni semplicemente perchè al suo autore sembrano desiderabili.

Per non dover mettere in discussione le conclusioni, di solito l’autore si aggiusta delle premesse credibili, sostenute da qualche bias cognitivo e da dati parziali, solitamente presentati in modo volutamente distorto o comunque drammatizzato (Rosling 2018, p.22). Continua a leggere

Screen New Deal

di N. Klein

Traduz.: G. Nicolosi – 19 maggio 2020

Isolamento fisico come laboratorio vivente di un avvenire – altamente redditizio – deprivato per sempre di qualsiasi contatto fisico

Nel corso del briefing quotidiano sul coronavirus del governatore di New York Andrew Cuomo di mercoledì 6 maggio, per alcuni brevi istanti, la cupa smorfia che ha riempito i nostri schermi per settimane si è rapidamente trasformata in qualcosa che assomiglia a un sorriso.
«Noi siamo pronti, ci siamo completamente dentro», ha ciangottato il governatore. «Siamo newyorkesi, quindi siamo aggressivi su questo problema, siamo anche ambiziosi a tale riguardo (…) Ci rendiamo conto che il cambiamento non soltanto è imminente, ma può essere veramente un amico se facciamo le cose come vanno fatte. »
L’ispirazione per queste vibrazioni insolitamente positive veniva dalla visita in video dell’ex CEO di Google Eric Schmidt, che si è unito al briefing del governatore per annunciare che sarà a capo di un panel per reinventare la realtà post-Covid dello Stato di New York, con un’enfasi sull’integrazione permanente della tecnologia in ogni aspetto della vita civile.

«Le priorità di ciò che stiamo cercando di seguire» , ha dichiarato Schmidt, «riguardano la sanità a distanza, l’apprendimento da remoto e la banda larga (…) Dobbiamo cercare soluzioni che possano essere usate adesso e poi accelerate per utilizzare la tecnologia e per fare le cose al meglio». Per non avere dubbi sul fatto che gli obiettivi dell’ex presidente di Google fossero del tutto benevoli, il suo sfondo video presentava una coppia di ali d’angelo d’oro incorniciate. Continua a leggere

Rizomatica 0505-2020

Infosfera, 05/05/2020

Per questa seconda uscita sul blog rizomatica abbiamo scelto di riflettere sul tema della cittadinanza digitale, territoriale e al contempo dematerializzata.

Qui di seguito il link da cui scaricare il documento completo in PDF.

https://rizomatica.org/rizomatica05052020.pdf

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Indice:

Telepolis 2020 di M. Kep
Territori laboratorio per una economia politica “ipermaterialista” 
intervista di S. Simoncini a B. Stiegler
Algoritma. Analisi incompleta sul data feminism nelle città intelligenti
di V. Bazzarin
Self-branding. La retorica del successo contemporaneo
di G. D’Alia
Apocalipse Now  di M. Civino
I signori delle post-metropoli  di M. Minetti
Accelerare in retromarcia di F. Sganga
Ricollocare lo spazio  di A. Cava
L’assenza di costrizioni naturali di M. Parretti
Se le macchine di Marx siamo noi   di V. Pellegrino
Il Techbro Prodigo  di M. Farrell
Il mio corona virus di F. Fassio
Amplesso telefonico  di F. Cozzaglio

La copertina è di diorama
https://mastodon.bida.im/@dioram
La copertina #1 si basa su “Gay Freedom San Francisco”, 1980, dominio
pubblico.
Programmi usati: Photomosh, GIMP, Inkscape su sistema GNU/Linux.

Gli stessi articoli saranno pubblicati sul blog in date consecutive e rilanciati sul fediverso dall’apposito robottino @rizomatica
e
!rizoma@friendica.feneas.org
contatto:
rizoma (at) tuta (dot) io

Telepolis 2020

di M. Kep

“L’enorme complessità della nuova città in quanto forma di organizzazione sociale e la sua considerevole entropia in quanto sistema si fondano su una base economica che genera consumi, ricchezza e posti di lavoro attraverso l’industrializzazione delle piazze e, soprattutto, dell’ambito domestico. Ecco la chiave dell’economia di Telepolis.” (Echeverria 1995, p.19)

Nel 1994 Javier Echeverrìa pubblicava il suo Telepolis. Parlava di un presente come se fosse un futuro. Oggi quella trasposizione del planisfero politico nell’infosfera ci risulta un familiare passato, superato da un presente distopico. Quella chè è cambiata nel frattempo è la nostra percezione di noi stessi nella Telepolis. Se circa trenta anni fa, agli albori di internet, tutto era possibilità, apertura, scoperta, oggi che quelle autostrade informatiche si sono ipersaturate, che quella possibilità quasi infinita di scelte si è stabilizzata su pochi monopoli di gate-keepers (Echeverria 1995, p.31) da miliardi di utenti, ci sentiamo di nuovo negli stretti limiti di un villaggio globale che è una diffusa provincia conformista. Continua a leggere

Territori laboratorio per una economia politica “ipermaterialista”

Strategie post-pandemiche contro il neuropotere delle piattaforme

Intervista “pre COVID-19” di S. Simoncini a B. Stiegler

«Il periodo moderno è l’età dello sfruttamento organizzato conseguente e illimitato: dello sfruttamento delle risorse naturali, dello sfruttamento dei cosiddetti popoli primitivi assoggettati, e infine dello sfruttamento sistematico del cittadino», Norbert Wiener, Introduzione alla cibernetica

Questa è una breve premessa che non si propone come una introduzione alla figura e al pensiero di Stiegler. Troppo ardua l’impresa per un non filosofo come me, perché troppo stratificata e ramificata la sua biografia intellettuale, il suo profilo umano e filosofico. Provo soltanto a tracciare l’incipit di alcune possibili piste che facilitino un’esplorazione del paesaggio mentale che si squaderna in questa intervista. Perché diciamolo, è un’intervista a tutto tondo. E diciamo anzitutto, come prima pista possibile, che una caratteristica saliente del suo paesaggio filosofico è la centralità dell’imperativo marxiano, quello delle “Tesi su Feuerbach” secondo cui i filosofi dopo aver “variamente interpretato il mondo” sono chiamati a “trasformarlo”.

L’idea di realizzare questa intervista nasce dopo aver assistito a tre sue recenti conferenze romane, tenute in successione all’Accademia di Francia, al Macro e all’università Roma Tre, le ultime due per iniziativa del collettivo “Red Mirror”. Potrebbe essere una circostanza casuale ma non lo è. Le tre classiche istituzioni culturali dell’Occidente, accademia, museo e università, costituiscono effettivamente la sfera pubblica in cui si dispiega prioritariamente il pensiero di Stiegler. Questa notazione di contesto non è secondaria, e va tenuta presente insieme alla vocazione marxiana alla praxis trasformatrice, e mette in luce una contraddizione su cui varrà la pena soffermarsi. Continua a leggere

Algoritma. Analisi incompleta sul data feminism nelle città intelligenti

img – Elisatron

di V. Bazzarin

 

Ogni sapere è particolare, ogni verità è parziale […] Nessuna verità può rendere non vera un’altra verità. Ogni conoscenza è parte della conoscenza totale. […] Una volta che hai visto lo schema più ampio, non puoi tornare a vedere la parte come il tutto.“ — Ursula K. Le Guin, La mano sinistra delle tenebre, p. 159

Forse, come dice Ursula K. Le Guin, ogni sapere è particolare e ogni verità è parziale, ma sul tema del diritto digitale alla città c’è un sapere che appartiene al genere e ci sono tracce digitali lasciate dalle persone che gli algoritmi non considerano rilevanti e che quindi discriminano la metà dei cittadini dalla sfera dei servizi e spesso anche da quella dei diritti. Parliamo di gender data, dei dati con una componente di genere e del movimento che in vari paesi sta tentando di introdurre il tema in ambito accademico, nello sviluppo delle tecnologie e delle infrastrutture che operano in sistema o in rete nelle cosiddette città intelligenti.

Non ci calcolano proprio! Potrebbe dire almeno la metà del genere umano. Tranne quando siamo target commerciale. Allora in quel caso ci calcolano e ci profilano per bene. (1) Continua a leggere

Self-branding. La retorica del successo contemporaneo

G. D’Alia

Ogni politica di emancipazione deve puntare a distruggere l’apparenza dell’ordine naturale, deve rivelare che quello che ci viene presentato come necessario e inevitabile altro non è che una contingenza.
[…]
L’unica maniera per mettere in discussione il realismo capitalista è mostrare in qualche modo quanto sia inconsistente e indifendibile: insomma, ribadire che di ‘realista’ il capitalismo non ha nulla.       Mark Fisher, Realismo Capitalista

Abstract

A partire dall’analisi retorica delle strategie di self-branding digitale, il modello di successo contemporaneo verrà qui messo in relazione con le strutture socio-economiche del tardo capitalismo. Una volta storicizzata, la pratica del self-branding non apparirà più una semplice deriva narcisistica causata dalla cultura dei social network, ma si renderà evidente come essa sia piuttosto una conseguenza, sul piano culturale, dell’economia del lavoro precario. L’intento è quello di portare alla luce i messaggi impliciti nel flusso di comunicazione nel quale siamo immersi e del quale siamo parte, leggendoli alla luce della sociologia del lavoro. L’obiettivo generale è di comprendere la natura, a prescindere dal modo in cui rispondiamo personalmente, dell’invito che il contesto mediatico ansiosamente ci rinnova: sfoggiare contenuti personali, aggiornare con dedizione le numerose bacheche e sorvegliare la nostra footprint digitale, affinché rispecchi alla perfezione l’immagine ideale di noi stessi o, piuttosto, l’ologramma del lavoratore neoliberista perfetto, cioè iper-qualificato, efficiente, flessibile e, soprattutto, sempre motivato. Continua a leggere

Apocalipse now.

di M. Civino

Il passato recente

Gli uomini non sempre muoiono in silenzio”,scrisse Keynes in Le conseguenze economiche della pace. Nella loro angoscia possono seppellire un’intera civiltà.

Era la fine della Grande Guerra e per Keynes quel passaggio segnava la fine di un’epoca e di un ordine sociale oramai in declino. La guerra aveva “scosso al tal punto il sistema da mettere in pericolo la vita dell’Europa” (Keynes 1920, p. 701), scriveva Keynes nel suo famoso saggio.

Nel Trattato di Versailles, le potenze vittoriose e le loro classi dominanti si apprestavano a delineare per il mondo un ordine che continuava a poggiare su fondamenta superate, instabili ed anacronistiche.

Per Keynes, infatti, quel modello economico e finanziario non poteva durare a lungo perché era basato su uno sviluppo fatto di debiti e di risarcimenti tra nazioni che sarebbe stato una fonte costante di instabilità internazionale. Keynes aveva visto giusto. Le conseguenze di quel trattato portarono l’economia mondiale nella Grande Depressione degli anni ’30 e contribuì direttamente all’ascesa dei fascismi nel mondo.

Oggi, per fortuna, non dobbiamo fare i conti con le tragiche devastazioni di una guerra di quella portata storica e tragica. Ma le conseguenze del letargo sociale nel quale stiamo progressivamente sprofondando a causa di questo invisibile nemico, la pandemia da coronavirus, richiedono senza dubbio un impegno immediato che sia fuori dell’ordinario. Continua a leggere

I signori delle post-metropoli

Come la governance si fa militare e non può più dirsi capitalista.     di M. Minetti

Le metropoli e l’Urbe.

Per immaginare le città del futuro forse Roma potrebbe non sembrare un punto di osservazione privilegiato. La stratificazione sociale sedimentata durante lo stato pontificio, la condizione di capitale del regno sabaudo, le aspirazioni imperiali del fascismo e il massiccio inurbamento dell’ultimo dopoguerra, ci consegna una città in cui la separazione fra patrizi e plebei è ancora ben definita, poco scalfita dalla individuazione capitalista.

Roma è stata la prima metropoli della storia. Multietnica e centro di servizi, piuttosto che della produzione, già due millenni orsono. Forse per questa ragione la crisi del modello di produzione fordista l’ha toccata senza stravolgerla. Se andiamo ad elencare le caratteristiche che con ogni probabilità avranno le post-metropoli del futuro, è possibile che la nostra Città Eterna non si discosti poi molto dalle linee di sviluppo che caratterizzano altre città meno periferiche dell’Impero contemporaneo. Non uso a caso questa metafora dell’Impero (Hardt – Negri 2001, Kahnna 2009), in quanto mi risulta la più attinente, anche se ovviamente insufficiente per descrivere il governo sovranazionale dell’universalismo culturale, militare, tecnologico, linguistico, economico, frutto della globalizzazione. Continua a leggere

Accelerare in retromarcia: la città-azienda dei neoreazionari

di F. Sganga

Piccolo disclaimer: tutte le traduzioni dagli originali sono state fatte da me in modo decisamente artigianale. Leggo l’inglese ma non sono un traduttore e per alcuni termini mi sono servito dei vari dizionari online. Per un’idea il più possibile precisa del contenuto dei testi invito il lettore a seguire i link.

Nel mio stato neocameralista ideale non vi è libertà politica perché non vi è politica. Forse il governo avrà una scatola dei commenti in cui si potrà lasciare la propria opinione. Forse farà dei sondaggi di opinione e perfino delle votazioni. Ma non ci sarà organizzazione e nessuna ragione per organizzarsi perché nessuna coalizione dei residenti potrà influenzare la politica governativa tramite coercizione”

(Mencious Moldburg, Against political freedom)

Il meta-neocameralismo non decide che il governo dovrebbe diventare un’azienda. Riconosce che il governo è diventato un’azienda. Comunque, diversamente dalle aziende private che dissipano l’entropia tramite bancarotte e ristrutturazioni, i governi sono regolarmente le aziende peggio gestite nelle rispettive società, funzionalmente paralizzati da modelli organizzativi difettosi e strutturalmente disonesti, esemplificati perfettamente dal principio democratico: il governo è un’azienda che deve essere guidata dai suoi clienti.”

(Nick Land, Meta-neocameralism)

Nel variegato universo dell’accelerazionismo, ben descritto nell’agile volume di Tiziano Cancelli, non mancano riferimenti al tema della città. Fin dai tempi della theory-fiction del CCRU, infatti, le descrizioni della metropoli dei romanzi di Dick o Gibson e di film come Metropolis, Terminator o Blade Runner erano parte integrante di un immaginario che proclamava il superamento della modernità passando attraverso: tecnologie futuribili, ibridi uomo-macchina, intersezioni fra spazio fisico e virtuale. Non è un caso che una delle principali case editrici nate da quel milieu si chiami Urbanomic. Continua a leggere

Ambiente digitale e globalizzazione: ricollocare lo spazio

di A. Cava

Visioni

Lo spazio osservato dal punto di vista di Google Earth ci appare come neutralizzato, ridotto alla sua superficie/estensione; allo stesso modo l’orientamento mediato da Google Maps ci induce movimenti semplici, che considerano lo spazio nella misura della distanza da un punto x a uno y. Mappamondi e mappe incredibilmente dettagliati e funzionali sono alcuni dei risultati diffusi dello sviluppo delle tecnologie di informazione geografica (in questo caso GPS). Nel quotidiano l’utilizzo di questi mezzi si traduce in una facilitazione di alcune azioni (come lo spostamento, la comunicazione, la visione): maggiore rapidità, fedeltà, orientamento e diminuzione dell’accidentale. Lo spazio visualizzato attraverso i satelliti ripropone un punto di vista esternalizzato e deresponsabilizzato, oggettivo e oggettivante. Mentre l’aumento del potere di visualizzazione è finalizzato a un maggiore controllo dell’accidentale, paradossalmente il soggetto contemporaneo è portato ad essere sempre più spaventato da ciò che è imprevedibile, a sentirsi più esposto alla catastrofe e all’incontrollabile, alla frammentarietà, nonostante i suoi sforzi – consci o inconsci – siano protratti a costruire zone di comfort e visibilità. Massumi (1992) parla dell’accident-form come della forma-soggetto del capitale, costantemente minacciato da forze che non riesce a dominare e quindi costantemente intento a elaborare dispositivi di controllo per risolvere il rapporto uomo-natura in una forma di dominio. Il soggetto sfruttato è anonimo e super esposto allo stesso tempo, mentre chi ha accesso alla visibilità e alla visione è in una posizione dominante. Continua a leggere

L’assenza di costrizioni naturali: l’umanità di fronte alla nuova grande contraddizione

di M. Parretti

Introduzione

Quando gli ominidi assunsero una posizione eretta stabile ed usarono gli arti superiori, ormai liberati dall’attività di deambulazione, per sostenere e proteggere i cuccioli, provocarono un paradosso nella selezione naturale, che favorì la sopravvivenza dei soggetti con uno sviluppo più lento, rispetto ai soggetto con sviluppo precoce.

Infatti, “paradossalmente”, cominciò a sopravvivere più facilmente il cucciolo dallo sviluppo più ritardato perché, restando più a lungo con i genitori, era comunque protetto ed apprendeva non solo dall’apparato istintuale e sensoriale, trasmesso geneticamente, ma anche dalla esplicita “trasmissione intergenerazionale dell’esperienza e dei comportamenti”.

La selezione naturale in un ambiente sociale determinò la sostituzione degli istinti con le pulsioni, la formazione dei meccanismi psichici del pensiero inconscio e della struttura cognitiva. Continua a leggere

Se le macchine di Marx siamo noi

Siamo alla fine del capitalismo o ad una sua ennesima trasformazione?

di V. Pellegrino

Questo numero di Rizoma è dedicato alle città in quanto luoghi privilegiati di sperimentazione e accoglimento delle trasformazioni, dei cambiamenti, delle rivoluzioni tecnologiche, sociali e politiche. Ancora una volta, come nei vari processi di inurbamento succedutisi nella storia dell’umanità, sono le città l’epicentro e l’incubatoio dei grandi cambiamenti che le nuove tecnologie rendono possibili, con la nascita di nuovi comportamenti, stili di vita, relazioni sociali. Continua a leggere

Il Techbro Prodigo

di M. Farrell 

traduzione di diorama

pubblicato in origine il 5 marzo 2020  su: https://conversationalist.org/2020/03/05/the-prodigal-techbro/

I dirigenti tecnici diventati “data justice warrior” sono celebrati come paladini della verità, ma qualcosa va un po’ troppo liscio in questa narrazione.

Qualche mese fa sono stata contattata da un direttore tecnico che stava per lasciare una società di marketing. Mi ha contattato perché ho lavorato a lungo sul lato no-profit della tecnologia, con un sacco di volontariato sui diritti umani e digitali. Lui voleva “restituire” [“give back”]. Potevo metterlo in contatto con gli attivisti dei diritti digitali? Certo. Abbiamo preso un caffè insieme e ho fatto alcune presentazioni. È stata un’interazione perfettamente piacevole con un uomo perfettamente piacevole. Forse farà del bene, condividendo la sua competenza con le persone che lavorano per salvare la democrazia e le nostre vite private dalla macchina del capitalismo di sorveglianza dei suoi vecchi datori di lavoro. Così intendevo aiutarlo: prima di tutto, è piacevole essere piacevoli; e secondariamente, i movimenti sono fatti di persone che partono da punti molto lontani ma convergono verso una destinazione. E non è questo un bene inestimabile quando un insider decide di fare la cosa giusta, pur tardiva? Continua a leggere

Il mio corona virus

img – Elisatron

di F. Fassio

Nella evoluzione si passa per migliaia di fasi improbabili. Tra determinismo e caso c’è un off the line. I finali sono sempre diversi… “ (Stephen Jay Gould, La vita meravigliosa)

Dal complotto al soluzionismo. Come esaminare senza pregiudizi le cause naturali o artificiali che producono i virus

Il complotto e le fake news:

Ho iniziato ad interessarmi al virus guardando alcuni video che suggerivano come un complotto avesse prodotto la pandemia. Avrei subito scartato un approccio con linguaggio grezzo e senza documentazione a supporto. Ma non era così. Non ho avuto l’ impressione di un provocatore che mi parlava in un video. Continua a leggere

Amplesso telefonico

img – Elisatron

di F. Cozzaglio

Ho letto una volta sul telefono che la gente passa in media un’ora al giorno a guardare il telefono, e mi sembra pure poco considerando che dove ti giri vedi gente attaccata al telefono ma ammettiamo che sia così. Solo un’ora al giorno, ok. Fatto un rapido calcolo sono all’incirca quindici giorni l’anno, ma tutti interi, cioè ventiquattrore filate capito? Bene metti che uno dorme sette ore a notte, che mentre dormi il telefono certo non lo puoi guardare, anche se c’è chi dorme molto di meno e rimane alzato fino a tardi per consultare il telefono, insomma voglio dire che sette ore sono circa un terzo di una giornata che non puoi guardare il telefono giusto? Ok seguitemi. Sono quindici giorni moltiplicato tre in un anno, eccolo lì fatevi il calcolo, pazzesco il tempo che si perde, quante cose si potrebbero fare, che ne so, laurearsi dico davvero, imparare un mestiere, o uno strumento, la tromba per esempio o vattelapesca, che potresti diventare pure bravo se non stessi sempre lì a guardare il telefono no? E niente quindi ho deciso di darci un taglio, userò il telefono solo per telefonare ecco. Continua a leggere

Nuove articolazioni del lavoro, l’host Airbnb.

Circa 24.000 alloggi offerti negli annunci solo a Roma.

http://insideairbnb.com/rome/?neighbourhood=&filterEntireHomes=false&filterHighlyAvailable=false&filterRecentReviews=false&filterMultiListings=false

di M. Minetti

Nel 2009 nasce Airbnb, come sito di annunci di affitti immobiliari a breve termine per privati. Continua a leggere

Ridurre gli orari, distribuire il lavoro, innovare le imprese.

di M. Craviolatti

pubblicato in origine il 2-04-2020 su Sbilanciamoci.info

Spesso grandi conquiste dei lavoratori avvengono dopo uno shock di sistema, come le otto ore che furono conquistate dopo la prima guerra mondiale e l’epidemia di spagnola. E’ il momento di tornare a chiedere una riduzione di orario di lavoro. Anche per modificare il cosa e il come si produce, innovando.

Ci sarà un prima e un dopo, adesso siamo nell’attimo di cesura, di svolta. La valanga del virus si ingrandisce via via sulla fragile montagna di squilibri internazionali. L’esito tuttavia non è predeterminato, i nuovi assetti futuri si stanno giocando in poche settimane, giorni addirittura, questi.

E’ una fase piena di pericoli, ma allo stesso tempo di possibilità, di opzioni ancora aperte. Le emergenze, reali o presunte, possono legittimare e accelerare misure economiche anti-popolari (la shock economy), limitare le libertà individuali, perfino ridurre le garanzie democratiche. Continua a leggere

La vendetta del welfare

di A. Fumagalli

Pubblicato in origine il 16/03/2020 su Effimera

Le ultime disposizioni del governo in materia di Coronavirus hanno ulteriormente ristretto diverse attività economiche e, soprattutto, sociali. È la cooperazione sociale che viene infatti intaccata, per favorire ulteriormente forme monadiche di auto- sfruttamento e di individualismo. Certamente la situazione presenta elementi di emergenzialità. Questa banale considerazione non ci deve chiudere gli occhi sulle possibili strumentalizzazioni al fine di incrementare i già esistenti processi di controllo e governance della popolazione. C’è modo e modo, infatti. Un conto è comunicare alcune regole di buon senso per evitare la diffusione del contagio (evitare assembramenti, lavarsi le mani, stare a un metro di distanza, insomma cautelarsi, avere cura di se stessi e degli altri), altro conto è mettere in atto imposizioni che creano allarmismo e panico. Quale più ghiotta occasione per insinuare e sperimentare le più sofisticare forme di controllo sociale su vasta scala? La novità sta nel fatto che sinora tali forme sono state fatte su scala minore.

L’emergenza del Coronavirus pone, tuttavia, una serie di importanti questioni di altra natura, di carattere sociale ed economico e, paradossalmente, può rappresentare un’opportunità. Continua a leggere