Rizomatica 25-02-2025

copertina Rizomatica #7 una donna muscolosa bionda con alle spalle tre loschi figuri sorridenti stile Marvel

Infosfera, 25/02/2025

Per questa uscita di rizomatica, abbiamo chiesto ai nostri collaboratori di delineare le forme delle possibili organizzazioni politiche che potrebbero aiutarci a esprimere e soddisfare i nostri bisogni, evoluti come l’intera società si evolve in questa epoca di transizione. Le certezze vacillano, i punti di riferimento si rivelano deperibili alla prova degli anni. Le stesse forme del linguaggio non evocano più orizzonti condivisi o condivisibili. L’individuo consumatore-spettatore sembrerebbe il giudice supremo se non fosse così facilmente influenzabile dai e dalle angosce indotte di perdere il reddito, la casa, la salute, la sicurezza, la serenità della prole e le infinite opportunità che il mercato dell’attenzione offre. Abbiamo raccolto alcune linee di fuga, certamente insufficienti ma abbastanza varie da rappresentare comunque un punto di partenza a fronte della resa totale e definitiva ai signori tecnofeudali e ai loro sgherri al governo.

Qui di seguito il link da cui scaricare il documento completo in PDF e EPUB.

https://rizomatica.org/rizomatica25022025.pdf

 

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Indice:

Sette mantra per l’olismo politico  di S. Robutti

Rappresentanza e organizzazioni nelle post-democrazie  di M. Sommella

Evoluzione dei partiti  di M. Minetti

Il municipalismo è la rivoluzione di cui abbiamo bisogno di C. Marotta

Soggettività politica e antagonismo sociale di A. Marin

Tra individualismo e bisogno di comunità  di M. Civino

Scienza e tecnologia per un’altra politica  di V. Pellegrino

Rompere definitivamente con la politica della testimonianza   di F. Cori

Ripensare il rapporto tra movimenti e sindacati di F. Barbetta

L’internazionale nera all’assalto dell’università pubblica  di S. Simoncini

L’apprendimento sui bordi   di P. Nicolosi (rattus)

Economia e società in transizione   di S. Bellucci

Dal tecnocivismo alla cittadinanza digitale  recensione di M. Minetti

 

Copertina di M.Kep. Immagine di IA, dominio pubblico


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Gli stessi articoli saranno pubblicati sul blog in date consecutive e rilanciati sul fediverso dall’apposito robottino @rizomatica

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Sette mantra per l’olismo politico

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di S. Robutti

Cinque anni fa ero alla mia prima esperienza da “organizer”, termine ombrello che nell’anglosfera si usa un po’ per chiunque si occupi di politica pratica: sindacalisti di professione e volontari, costruttori di movimenti politici, gestori di comunità politiche fisiche e digitali, facilitatori, coordinatori di collettivi, gruppi di studio, partiti, squat, gruppi paramilitari, società segrete. Se la vaghezza del termine in inglese crea confusione, in Italiano, col nostro consolidato odio per tutto ciò che è tecnica, neanche ce lo abbiamo un termine per mettere insieme chi ha la competenza di far procedere la politica.  Dicevamo, la mia prima esperienza da “organizer”: la sezione berlinese di Tech Workers Coalition era appena nata e io ero uno dei co-fondatori, insieme a Yonatan Miller. Non avevo idea di cosa stessi facendo né avevo particolare esperienza nella partecipazione attiva in organizzazioni politiche o sindacali, figuriamoci nell’avere una posizione di leadership. Ero interessato a condurre un gruppo di studio sulla tecno-politica e in funzione di ciò avevo accettato un ruolo di responsabilità nella sezione, pur non avendo interesse specifico nei processi di sindacalizzazione dei lavoratori tech. La situazione sarebbe presto sfuggita di mano. Continua a leggere

Evoluzione dei partiti.

Le crisi della politica: sovranità, rappresentanza, leadership, organizzazione.

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di M. Minetti

Il partito che manca

Concordo pienamente con il sociologo Lorenzo Viviani quando, nel suo saggio Sociologia dei partiti (Carocci 2015), afferma che i partiti sono tutt’altro che superati come istituzioni, ma devono evolversi.

“Nel dibattito attuale, troppo spesso il superamento dei modelli tradizionali di partecipazione e di organizzazione della politica è fatto coincidere con l’epitaffio del partito come attore della democrazia “ [… in cui ] la politica rischia -pensiamo alla dimensione sovranazionale europea -di essere commissariata dalla tecnocrazia, subordinata alla dimensione finanziaria, e in parallelo consegnata a forze che la agitano, ma non ne fanno uno strumento di trasformazione della società.” (Viviani 2015, pp. 12-13) Continua a leggere

call for paper rivista Rizomatica – filosofia – psicologia – tecnologia – Political and Social Sciences

Cerchiamo contributi (2-15 cartelle) per il settimo numero di febbraio 2024.

La rete è oggi l’infrastruttura che impatta maggiormente sulla formattazione dei nostri desideri eterodiretti e sull’illusorio esercizio di libertà che proviamo nel poter navigare liberamente, avendo qualunque cosa desideriamo a portata di click. Ben sappiamo come quello che ci viene dato è molto meno di quanto diamo in cambio: la nostra attenzione e il tempo della nostra vita. La rete dovrebbe essere quindi uno dei più importanti beni comuni da tutelare, in opposizione all’attuale privatizzazione e governance da parte delle note multinazionali Big tech, in quanto ecosfera digitale che accoglie e forma identità, relazioni, affetti, consumi, desideri e iniziative sociali e politiche. La rete è uno dei più remunerativi luoghi di estrazione di plusvalore diretto e indiretto, un media reticolare eslège in cui proliferano comunicazioni multidirezionali su molteplici livelli, comprese stanze chiuse e dark web. La rete, come la società, della quale è il prolungamento e con la quale instaura feedback circolari, è un simulacro di democrazia, nel quale vige la legge del più forte. Continua a leggere

Rizomatica 2304-2023

Infosfera, 23/04/2023

Per questa sesta uscita sul blog rizomatica, a distanza di più un anno dall’ultima, abbiamo lasciato il tema libero eppure troverete convergenze inusuali. La molteplicità trova una sua organizzazione in un certo orizzonte del possibile. Non è un caso che disertiamo i temi più dibattuti del momento, la nostra attenzione resiste alla ingegneria sociale che ci vuole mobilitati, carichi di certezze a criticare il potere come fa comodo al potere. E’ negli spazi vuoti che si trovano le risposte.

Qui di seguito il link da cui scaricare il documento completo in PDF e EPUB.

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Indice:

Etica e intelligenza artificiale   intervista a Enrico Panai

Api o lupi?  di M. Minetti

Principi di individuazione ecologica  di A. Cava

Tecnopolitica per il comune  di V. Pellegrino

Pensiero e umanità   di M. Parretti

Disertare l’utopia   intervista a G. Spagnul

La via del maestro ignorante   di G. Campailla

Il cybertariato nella globalizzazione    recensione di F. Barbetta

Guide nell’ecosistema   di M. Minetti

 

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Principi di individuazione ecologica.

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di A. Cava

La filosofia dell’ecologia e, nello specifico, lo studio del rapporto tra ambiente e organismo, possono essere teorie dei sistemi. Buona parte della costituzione di queste teorie sembra dipendere, più o meno implicitamente, nel modo di definire l’insieme di relazioni che compongono un preciso spaccato ontogenetico, cioè nel valorizzarne o disconoscerne la dimensione sistemica, nel sottolinearne o meno la stabilità e l’equilibrio, l’apertura o la chiusura. Analizzeremo quindi due modalità diverse di configurare i sistemi e di comprenderne l’equilibrio. Sistemi autopoietici o simpoietici, equilibrio omeostatico e trasduttivo: teoria della stabilità tra identici o tropismi di discontinuità tra dispari.
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Tecnopolitica per il comune

Red-Stack vs. Automa capitalistico

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di V. Pellegrino

  <Di certo cè che stiamo entrando in delle società
 di controllo che non sono più esattamente
 disciplinari, [...] che non funzionano più sul
 principio dinternamento, bensì su quello del
 controllo continuo e della comunicazione istantanea.[...] 
In un regime di controllo non la si fa finita mai con nulla.>

 Gilles Deleuze

In precedenti interventi, ho tentato di elaborare un’analisi “all’altezza dei tempi” del frangente storico che stiamo attraversando. Ciò sotto diverse prospettive: quella della crisi della rappresentanza e delle forme della Politica in genere, intesa questa sia in termini di attività istituzionale che di azione di movimento (Cfr. Per una Politica rizomatica – Verso un nuovo paradigma politico, quella della trasformazione della soggettività legata all’avvento dell’era informatica (Cfr. Dare parola al General Intellect – Dall’individuo sociale alla persona multidimensionale), quella della profonda metamorfosi che sta attraversando il capitalismo proprio in relazione alla disponibilità delle ICT (Information and Comunication Tecnology – Cfr. Se le macchine di Marx siamo noi – Siamo alla fine del capitalismo o ad una sua ennesima trasformazione?), quella delle innovazioni, intervenute e potenziali, della teoria e delle prassi politiche connesse alle tecnologie informatiche (Cfr. Tecnopolitica e partiti digitaliVicolo cieco del populismo plebiscitario o via obbligata a un’autentica democrazia?). Continua a leggere

Guide nell’ecosistema

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di M. Minetti

A cosa servono i leader.

C’è un’opinione molto diffusa, soprattutto nelle forme della sinistra libertaria che negli ultimi cinquanta anni ha praticato forme di lotta dal basso, orizzontali, scaturite dalla organizzazione assembleare: ovvero che i leader non siano più necessari, anzi siano la causa dei fallimenti. Leader è il participio del verbo inglese to lead, che significa guidare, accompagnare, condurre. Continua a leggere

L’Ecosistema di Organizzazioni.

di M. Minetti

Pubblicato in origine su: https://coxsa.blogspot.com  il 19/01/2020

Alcuni punti da cui partire.

Gran parte della costruzione del consenso e della comunicazione politica si svolge sui social network, secondo le regole incorporate nella struttura di questi software proprietari: sponsorizzazione, bolle, costruzione dell’identità e dell’odio, narcisismo e conformismo, estrazione dei dati, opacità degli algoritmi.
Il protagonismo, anche spesso solo rappresentato, degli attivisti sui social network è diventata una prassi di diffusione dei messaggi politici e un elemento importante dei contenuti, nella forma dell’identificazione che spesso alimenta narrazioni identitarie e discorsi di odio. Ne parla Giuliano Da Empoli nel suo Gli ingegneri del caos. Teoria e tecnica dell’Internazionale populista, del 2019.
Questi spazi social sono per definizione una vetrina per vendere e per vendersi, ma sono molto poco adatti ad una reale discussione.
L’introito pubblicitario di Facebook (e Instagram) nel 2019 è stato di 69,655 mld di dollari. Gli utenti attivi sono stati ben 2,5 Mld, con un valore medio di introito pubblicitario per ogni utente che si aggira quindi sui 28 dollari annui (Fonte aziendale). Ovviamente un utente di Facebook che ha alti livelli di spesa, oltre 30$ al giorno come negli USA e Canada, vale 139,35 dollari all’anno.  Gli utenti poveri, invece, hanno più valore come elettorato, per il controllo sociale e le informazioni che possono fornire a polizia e servizi segreti dei governi. Gli annunci pubblicitari su pubblico profilato, oltre che dalle grandi aziende, vengono acquistati anche da piccoli esercenti, artisti, associazioni e enti no-profit, sindacati, chiese, gruppi politici.

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