L’immaginazione collettiva oltre l’invenzione e l’innovazione. L’Epimeteo di Stiegler, il Leopardi di Negri.

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di G. Allegri

Abstract: Mi è capitato di rileggere la recente traduzione del primo volume de La tecnica e il tempo di Bernard Stiegler nei tempi in cui Antonio, Toni, Negri lasciava questo mondo e io riaprivo il suo Lenta ginestra. Alcuni passaggi sull’emergenza dell’immaginazione come potenza collettiva permettono forse di tessere un filo che dalla colpa di Epimeteo giunge al Leopardi eversivo, nel solco trasformativo di un pensiero materialistico che è uno dei lasciti principali di questi due pensatori del/al futuro anteriore.

La recente traduzione italiana del primo volume della ricerca di Bernarnd Stiegler (1952-2020) su La tecnica e il tempo. Vol. 1. La colpa di Epimeteo (Luiss University Press, 2023, ed. or. 2018), per la cura e con una fondamentale e splendida prefazione di Paolo Vignola, è un evento che merita ben altri approfondimenti e occasioni di discussioni e confronti, per tornare a rilanciare il lascito del pensiero stiegleriano. Continue reading

Fuori dal capitalocene.

Dall’uomo indebitato all’uomo frugale

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di V. Pellegrino

Noi non difendiamo la natura,
noi siamo la natura che si difende”

Youna Marette – Ecoattivista

Questa frase, pronunciata da un’attivista per l’ambiente di 17 anni nel corso di un convegno organizzato da Women 4 climate”, non è un gioco di parole né un semplice slogan. Essa indica invece l’indispensabile, radicale cambio di prospettiva con cui guardare in avanti. Essa ci rammenta come l’umanità sia parte integrante dell’ecosistema planetario che chiamiamo natura, che ci comprende e dal quale dipende la nostra stessa esistenza così come quella di tutte le altre forme di vita. E come parte della natura, una porzione sempre più cospicua dell’umanità, in particolare le nuove generazioni, reagisce in forma difensiva – autodifensiva alle devastazioni che il Capitalismo predatorio che domina il nostro tempo sta producendo. In questa svolta, in questo cambio di prospettiva, emerge in tutta la sua paradossalità il nucleo dell’ideologia liberista che vede il Capitalismo come uno stato-di-natura, una dimensione naturale (non costruita) in cui l’uomo, l’homo oeconomicus per la precisione, può muoversi con spontaneità seguendo la propria connaturata propensione all’utile individuale, senza alcuna necessità di costituire istituzioni di espressione e attuazione della volontà collettiva. In questa ottica, lo Stato stesso diviene pressoché superfluo: la sua utilità si riduce all’organizzazione della macchina repressiva (polizia, tribunali e carceri) e all’imposizione e alla gestione, per conto del grande capitale tecno-finanziario, delle continue emergenze attraverso le quali si producono rendite e profitti senza nessun beneficio per la società, anzi a suo danno, ad iniziare dalle guerre dilaganti. Questa visione “naturalistica” del Capitalismo (alla cui magistrale confutazione è dedicata l’intera opera dello storico dell’economia, sociologo e antropologo Karl Polanyi) si rovescia, attraverso il cambio di prospettiva prospettato dalla citazione, nella presa d’atto che ci troviamo a sopravvivere tra le spire soffocanti e in fine mortali del Capitalocene0. Continue reading