Fuori dal capitalocene.

Dall’uomo indebitato all’uomo frugale

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di V. Pellegrino

Noi non difendiamo la natura,
noi siamo la natura che si difende”

Youna Marette – Ecoattivista

Questa frase, pronunciata da un’attivista per l’ambiente di 17 anni nel corso di un convegno organizzato da Women 4 climate”, non è un gioco di parole né un semplice slogan. Essa indica invece l’indispensabile, radicale cambio di prospettiva con cui guardare in avanti. Essa ci rammenta come l’umanità sia parte integrante dell’ecosistema planetario che chiamiamo natura, che ci comprende e dal quale dipende la nostra stessa esistenza così come quella di tutte le altre forme di vita. E come parte della natura, una porzione sempre più cospicua dell’umanità, in particolare le nuove generazioni, reagisce in forma difensiva – autodifensiva alle devastazioni che il Capitalismo predatorio che domina il nostro tempo sta producendo. In questa svolta, in questo cambio di prospettiva, emerge in tutta la sua paradossalità il nucleo dell’ideologia liberista che vede il Capitalismo come uno stato-di-natura, una dimensione naturale (non costruita) in cui l’uomo, l’homo oeconomicus per la precisione, può muoversi con spontaneità seguendo la propria connaturata propensione all’utile individuale, senza alcuna necessità di costituire istituzioni di espressione e attuazione della volontà collettiva. In questa ottica, lo Stato stesso diviene pressoché superfluo: la sua utilità si riduce all’organizzazione della macchina repressiva (polizia, tribunali e carceri) e all’imposizione e alla gestione, per conto del grande capitale tecno-finanziario, delle continue emergenze attraverso le quali si producono rendite e profitti senza nessun beneficio per la società, anzi a suo danno, ad iniziare dalle guerre dilaganti. Questa visione “naturalistica” del Capitalismo (alla cui magistrale confutazione è dedicata l’intera opera dello storico dell’economia, sociologo e antropologo Karl Polanyi) si rovescia, attraverso il cambio di prospettiva prospettato dalla citazione, nella presa d’atto che ci troviamo a sopravvivere tra le spire soffocanti e in fine mortali del Capitalocene0. Continue reading

L’anticapitalismo degli idioti storici.

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Come Il Collasso della modernizzazione di Robert Kurz possa ancora insegnarci qualcosa del presente.

Articolo pubblicato in origine su L’anatra di Vaucanson l’ 8 Marzo 2018.

di R. Frola.

Il crollo del socialismo reale segnò davvero la fine di un’epoca? Con questa domanda, dall’aspetto docile come un pranzo in famiglia, si apre Il collasso della modernizzazione di Robert Kurz, un libro così spiazzante che sono stati necessari ventisei anni di difficoltosa digestione (il libro uscì in Germania nel 1991), e una crisi economica mondiale – largamente prevista dall’autore – perché qualcuno si convincesse a concedergli finalmente la pubblicazione anche in Italia. Continue reading