Rizomatica 25-02-2025

copertina Rizomatica #7 una donna muscolosa bionda con alle spalle tre loschi figuri sorridenti stile Marvel

Infosfera, 25/02/2025

Per questa uscita di rizomatica, abbiamo chiesto ai nostri collaboratori di delineare le forme delle possibili organizzazioni politiche che potrebbero aiutarci a esprimere e soddisfare i nostri bisogni, evoluti come l’intera società si evolve in questa epoca di transizione. Le certezze vacillano, i punti di riferimento si rivelano deperibili alla prova degli anni. Le stesse forme del linguaggio non evocano più orizzonti condivisi o condivisibili. L’individuo consumatore-spettatore sembrerebbe il giudice supremo se non fosse così facilmente influenzabile dai e dalle angosce indotte di perdere il reddito, la casa, la salute, la sicurezza, la serenità della prole e le infinite opportunità che il mercato dell’attenzione offre. Abbiamo raccolto alcune linee di fuga, certamente insufficienti ma abbastanza varie da rappresentare comunque un punto di partenza a fronte della resa totale e definitiva ai signori tecnofeudali e ai loro sgherri al governo.

Qui di seguito il link da cui scaricare il documento completo in PDF e EPUB.

https://rizomatica.org/rizomatica25022025.pdf

 

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Indice:

Sette mantra per l’olismo politico  di S. Robutti

Rappresentanza e organizzazioni nelle post-democrazie  di M. Sommella

Evoluzione dei partiti  di M. Minetti

Il municipalismo è la rivoluzione di cui abbiamo bisogno di C. Marotta

Soggettività politica e antagonismo sociale di A. Marin

Tra individualismo e bisogno di comunità  di M. Civino

Scienza e tecnologia per un’altra politica  di V. Pellegrino

Rompere definitivamente con la politica della testimonianza   di F. Cori

Ripensare il rapporto tra movimenti e sindacati di F. Barbetta

L’internazionale nera all’assalto dell’università pubblica  di S. Simoncini

L’apprendimento sui bordi   di P. Nicolosi (rattus)

Economia e società in transizione   di S. Bellucci

Dal tecnocivismo alla cittadinanza digitale  recensione di M. Minetti

 

Copertina di M.Kep. Immagine di IA, dominio pubblico


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Gli stessi articoli saranno pubblicati sul blog in date consecutive e rilanciati sul fediverso dall’apposito robottino @rizomatica

contatto:  rizoma (at) tuta (dot) io

Sette mantra per l’olismo politico

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di S. Robutti

Cinque anni fa ero alla mia prima esperienza da “organizer”, termine ombrello che nell’anglosfera si usa un po’ per chiunque si occupi di politica pratica: sindacalisti di professione e volontari, costruttori di movimenti politici, gestori di comunità politiche fisiche e digitali, facilitatori, coordinatori di collettivi, gruppi di studio, partiti, squat, gruppi paramilitari, società segrete. Se la vaghezza del termine in inglese crea confusione, in Italiano, col nostro consolidato odio per tutto ciò che è tecnica, neanche ce lo abbiamo un termine per mettere insieme chi ha la competenza di far procedere la politica.  Dicevamo, la mia prima esperienza da “organizer”: la sezione berlinese di Tech Workers Coalition era appena nata e io ero uno dei co-fondatori, insieme a Yonatan Miller. Non avevo idea di cosa stessi facendo né avevo particolare esperienza nella partecipazione attiva in organizzazioni politiche o sindacali, figuriamoci nell’avere una posizione di leadership. Ero interessato a condurre un gruppo di studio sulla tecno-politica e in funzione di ciò avevo accettato un ruolo di responsabilità nella sezione, pur non avendo interesse specifico nei processi di sindacalizzazione dei lavoratori tech. La situazione sarebbe presto sfuggita di mano. Continua a leggere

Rappresentanza politica e partecipazione democratica nel contesto della post-democrazia.

disegno fumettistico che rappresenta politici che oziano indifferenti su un divano, mentre fuori dalla finestra una folla manifesta pacificamente con cartelli nella strada di una metropoli

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di M. Sommella

Introduzione

La democrazia rappresentativa, nella sua forma moderna, è stata un pilastro fondamentale delle società occidentali. Durante il periodo noto come “capitalismo democratico(1945-1975), ha consentito progressi significativi nel benessere economico, nei diritti civili e sociali, e nella stabilità politica. Tuttavia, dalla metà degli anni Settanta, questo modello ha subito una progressiva erosione, aprendo la strada alla fase della post-democrazia, caratterizzata da una riduzione della partecipazione politica e da un crescente controllo delle élite economiche e tecnocratiche.

Come indicato da Wolfgang Streeck (Tempo guadagnato, 2013), il periodo del capitalismo democratico ha rappresentato lapice delle democrazie occidentali, ma ha iniziato a sfaldarsi quando politiche globali ed economiche hanno indebolito il compromesso tra capitale e lavoro. Questo articolo esplora i processi storici e teorici che hanno portato a questa trasformazione, ponendo laccento sulle possibili vie di rinnovamento attraverso modelli partecipativi e deliberativi. Continua a leggere

Evoluzione dei partiti.

Le crisi della politica: sovranità, rappresentanza, leadership, organizzazione.

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di M. Minetti

Il partito che manca

Concordo pienamente con il sociologo Lorenzo Viviani quando, nel suo saggio Sociologia dei partiti (Carocci 2015), afferma che i partiti sono tutt’altro che superati come istituzioni, ma devono evolversi.

“Nel dibattito attuale, troppo spesso il superamento dei modelli tradizionali di partecipazione e di organizzazione della politica è fatto coincidere con l’epitaffio del partito come attore della democrazia “ [… in cui ] la politica rischia -pensiamo alla dimensione sovranazionale europea -di essere commissariata dalla tecnocrazia, subordinata alla dimensione finanziaria, e in parallelo consegnata a forze che la agitano, ma non ne fanno uno strumento di trasformazione della società.” (Viviani 2015, pp. 12-13) Continua a leggere

Il municipalismo è la rivoluzione di cui abbiamo bisogno

persone in strada in una favela anni '70

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di C. Marotta, Consigliere regionale del Lazio.

L’Italia – e più in generale l’Occidente – sta attraversando una crisi profonda della democrazia rappresentativa. Questo fenomeno è ormai evidente: l’astensionismo cresce, i partiti tradizionali perdono credibilità e il rapporto tra cittadini e istituzioni si fa sempre più debole. La personalizzazione della politica ha sostituito il modello collettivo della rappresentanza, con leadership personali che diventano il fulcro del consenso, svuotando di significato il ruolo dei partiti. Continua a leggere

Soggettività politica e antagonismo sociale

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di A. Marin

Abstract. Il testo analizza la politica come tentativo di suturare l’incompletezza del campo sociale, utilizzando il pensiero di Ernesto Laclau, che unisce psicoanalisi lacaniana e filosofia politica gramsciana. La società viene concepita come un non-Tutto, attraversato da antagonismi irriducibili, quali articolazioni simboliche di un linguaggio, strutturalmente non in grado di ricoprire integralmente il Reale. La politica opera attraverso significanti vuoti, ovvero simboli che unificano domande sociali eterogenee, costruendo il popolo come entità discorsiva contingente. Il populismo è interpretato non come ideologia, ma come logica politica emergente in momenti di crisi istituzionali, dove fronti antagonisti si formano attorno a catene di domande insoddisfatte. Il testo riflette inoltre sulla frammentazione contemporanea, in cui la difficoltà di creare identità politiche stabili, apre a rischi di destrutturazione psicotica del campo sociale. Continua a leggere

Tra individualismo e bisogno di comunità: perché oggi è impraticabile una forma di organizzazione esclusivamente politica.

carcasse di automobili giapponesi al tramonto

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di M. Civino

Come il mercato plasma le nostre esistenze

Un articolo pubblicato circa dieci anni fa su Vanity Fair riportava questa osservazione interessante:

Le app di incontri sui telefoni cellulari sono diventate di uso comune superando entro il 2012 il dating online tradizionale. Uno studio condotto a febbraio rilevava che quasi 100 milioni di persone – probabilmente 50 milioni solo su Tinder – utilizzavano i loro smartphone come una sorta di club per single portatile e quotidiano, dove trovare un partner sessuale era semplice quanto prenotare un volo low-cost per la Florida. «È come ordinare su Seamless,» spiegava Dan, un banchiere d’investimento, riferendosi al noto servizio di consegna di cibo. «Solo che stai ordinando una persona. […] Le app di incontri rappresentano l’economia di libero mercato applicata al sesso»”. (Sales, 2015)

Questo fenomeno, già in crescita in passato, è oggi sempre più diffuso. Molte persone adottano uno stile di vita relazionale fluido, libero dai vincoli della coppia tradizionale, considerandolo il modo migliore per seguire i propri desideri. Non credo che questa tendenza sia limitata alle grandi metropoli: frequentando luoghi di incontro casuale o di socializzazione, è evidente che questo stile di vita attraversa le generazioni, coinvolgendo anche le fasce d’età più mature. Continua a leggere

Scienza e tecnologia per un’altra politica.

Fine dell’antropocentrismo e futuro della Terra

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di V. Pellegrino

«L’animismo è l’unica versione sensata del materialismo.»

Vìveiros de Castro

Proseguendo nel lavoro di analisi dello stato di fatto presente e di elaborazione di conseguenti, concrete proposte di azione politica intrapreso nei miei precedenti articoli comparsi su Rizomatica, con il presente contributo mi prefiggo lo scopo di mettere in luce l’imprescindibile necessità di operare un radicale cambio di prospettiva con cui guardare ai problemi presenti, proprio al fine, in un’ottica di cambio di paradigma, di suggerire percorsi volti a un cambiamento radicale e, al contempo, praticabile. In questo proposito, l’utopia resta a fare da sfondo e da orientamento ma non costituisce il punto d’approdo della riflessione. Continua a leggere

Rompere definitivamente con la politica della testimonianza

conferenza economica della NATO

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di F. Cori

Il contesto storico in cui ci troviamo attualmente apparirebbe paradossale ad ogni sincero democratico o progressista che fosse vissuto anche solo venti anni fa. Il Governo Meloni è composto da forze politiche di destra, di cui una parte consistente dei suoi membri sono espressione del più rapace e irrazionale spirito di rapina verso i beni pubblici che si sia mai vista nella storia d’Italia. I casi di corruzione e malvessazione delle risorse pubbliche raggiungono addirittura i contorni del grottesco (il caso Santanchè, in questo senso è emblematico). Lo Stato rappresenta per queste persone (e per il blocco sociale di cui esprimono gli interessi) un gigantesco salvadanaio da cui attingere per arricchirsi. Il grado d’incapacità e superficialità di questa classe dirigente è talmente elevato che sono costretti, dal loro stesso operare, ad entrare perennemente in conflitto con la magistratura, scaricando sulle istituzioni dello Stato liberale uno dei capri espiatori per le contraddizioni che loro stessi non riescono a risolvere (vedi caso Almasri) nonché per i criminali che, per loro stessa incapacità sono costretti ad appoggiare. Continua a leggere

Ripensare il rapporto tra movimenti e sindacati per rinnovare l’organizzazione del lavoro

scale mobili in magazzino deserto pieno di scatole

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di F. Barbetta

1. Da dove partire

Il saggio The Neoliberal Low Point di Chris Howell contenuto nel libro The Handbook of Labour Unions esplora il lungo declino del movimento sindacale nei paesi capitalistici avanzati collocandolo all’interno della transizione dal modello di crescita fordista a un regime neoliberista che ha ristrutturato il rapporto tra capitale e lavoro. L’analisi prende avvio dal confronto con gli anni ‘70, decennio in cui il movimento operaio raggiunse il massimo della sua forza politica, organizzativa ed economica. In quel periodo la crescita della militanza sindacale operaia mise in discussione i fondamenti del compromesso keynesiano-fordista nelle democrazie occidentali, i piani di sviluppo guidati dallo stato nelle economie emergenti e le forme di organizzazione del lavoro in alcuni paesi socialisti. Queste mobilitazioni furono dirette contro il padronato, il governo e talvolta contro le stesse burocrazie sindacali attraverso scioperi non ufficiali e azioni spontanee. Per rispondere a queste pressioni, i governi, inclusi quelli socialdemocratici, ampliarono i diritti sindacali, estendendo in alcuni paesi la codeterminazione, rafforzando i sistemi di protezione sociale e sperimentando forme di socialismo, autogestione operaia e pianificazione industriale. Questa fase di radicalizzazione sindacale fu seguita da un’inversione di tendenza inattesa. Continua a leggere

L’internazionale nera all’assalto dell’università pubblica.

Ungheria, Argentina, Usa, Italia: anarco-capitalisti e tecno-fascisti contro l’ultimo bastione dell’intelligenza collettiva

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di S. Simoncini

Javier Milei, attuale presidente anarco-capitalista argentino, ha attaccato fin dall’inizio del suo mandato il sistema della formazione superiore pubblica. In realtà già diversi anni prima della sua elezione, e poi soprattutto nella campagna elettorale del 2022, fino al suo recente discorso anti woke a Davos, ha continuato a reiterare l’idea che le università pubbliche sono “Centros de adoctrinamiento marxista”, bastioni della “wokeness” e dell’elitismo che sottraggono soldi ai poveri per darli ai ricchi. In linea con la sua missione di marvelliano eradicatore di sprechi e privilegi pubblici, ha conseguentemente adottato da presidente politiche di austerità contro le università, tagliando stipendi e borse di studio, e congelando il finanziamento annuale nonostante l’inflazione al 288%. Le sue misure hanno fatto divampare quella che a tutt’oggi è stata l’unica vera protesta di massa nel paese contro il governo Milei, con la più grande “marcha federal” dell’ultimo ventennio, tra 400 e 800 mila persone che si sono riversate in Avenida de Mayo “en defensa de la universidad pública“, e poi con 65 facoltà occupate, scioperi, lezioni in piazza, blocchi stradali e cacerolazos. Ad oggi si protrae un braccio di ferro che ha visto Milei da un lato porre il veto a una legge votata dal Congresso per adeguare il bilancio annuale all’inflazione, dall’altro provare a fare qualche limitata concessione e rassicurazione per smorzare le proteste, che hanno poi subito una flessione per la pausa estiva. Continua a leggere

L’apprendimento sui bordi

Appunti da Peter Høeg ai gruppi operativi ricombinanti.

due anziani ridono di fronte a pezzi di carne dalle forme aliene

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di P. Nicolosi (rattus)

Non era un argomento che si trattasse mai, Humlum e Katarina furono le prime persone che io abbia sentito parlare del tempo. Ma era alla base di tutto. Fissava la vita. Come fosse un utensile.  (Peter Høeg)

*.*

I quasi adatti romanzo di Peter Høeg uscito in Italia nel 1997 e pubblicato negli USA due anni prima con il titolo Borderliners, è un’opera in gran parte autobiografica (Høeg, 1997). Narra di come, nella Danimarca degli anni Settanta, venne avviato, in via del tutto sperimentale, un programma educativo che prevedeva l’inserimento di adolescenti disagiati e problematici, provenienti da riformatori e servizi di assistenza, all’interno di prestigiose istituzioni scolastiche private. Si trattò un tentativo di integrazione scolastica e sociale, un progetto pilota del welfare danese, considerato avveniristico e svolto in un clima di estremo riserbo. Del tutto ignari di quel che si muoveva alle loro spalle, Peter, il protagonista del romanzo, proveniente da un orfanotrofio, Katarina, una ragazza che aveva perso entrambi i genitori e August, che aveva ucciso i suoi, vennero inviati separatamente presso la Biehl’s Accademy, una celebre scuola-collegio di Copenaghen. Continua a leggere

Dal Materiale all’Immateriale: economia e società in transizione

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di S. Bellucci

Prefazione.

Nell’alba del XXI secolo, ci troviamo immersi in una trasformazione radicale che investe ogni aspetto della nostra esistenza. La rivoluzione digitale, paragonabile per portata e conseguenze al passaggio dalle società agricole a quelle industriali, sta ridisegnando il volto del mondo contemporaneo con una velocità e un’intensità senza precedenti. Questo saggio si propone di esplorare le molteplici dimensioni di questa transizione epocale, offrendo una chiave di lettura per comprendere i profondi cambiamenti in atto e le sfide che ci attendono.
Al cuore di questa trasformazione vi è l’avvento delle tecnologie digitali e dell’informazione come nuovo fattore produttivo dominante. Non si tratta semplicemente di un’innovazione tecnologica, per quanto potente, ma di un vero e proprio mutamento antropologico che sta ridefinendo il rapporto tra l’uomo, la natura e la società. Le conseguenze di questa rivoluzione si dispiegano a tutti i livelli, dalla sfera individuale agli equilibri planetari.
Il saggio analizza questa transizione attraverso cinque capitoli interconnessi, ciascuno dei quali esplora un aspetto fondamentale del cambiamento in atto. Il primo capitolo offre una visione d’insieme della transizione epocale, delineando i tre grandi processi di crisi e trasformazione che la caratterizzano: la crisi della forma nazionale, la crisi del modello capitalistico-finanziario e la crisi ecologica.
Il secondo capitolo si concentra sull’emergere dell’economia dell’informazione e sulla conseguente trasformazione del concetto di lavoro e valore. Esplora come la digitalizzazione stia ridefinendo i processi produttivi, mettendo in crisi il modello del lavoro salariato e aprendo la strada a nuove forme di attività economica e creazione di valore.
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Dal tecnocivismo alla cittadinanza digitale

Piattaforme e partecipazione.

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di M. Minetti

Considerata la perfetta concordanza con la tematica del numero di Rizomatica, abbiamo ritenuto utile condividere la videoregistrazione dell’incontro dal medesimo titolo, tenutosi il 23 gennaio 2025 presso i locali del Centro per la Riforma dello Stato, alla Fondazione Basso, in Via della Dogana Vecchia 5, a Roma.

https://youtu.be/jk23EOsTcbA?si=7YXMPQ7CX3yfSdUc

Il seminario, coordinato da Giulio De Petra e organizzato da ForumDD e CRS, prevedeva la presentazione dei libri “Dal tecnocivismo alla cittadinanza digitale” (Themis 2024) gratuitamente scaricabile, di Fiorella De Cindio e Andrea Trentini; “Piattaforme e partecipazione politica (Mondadori 2024)” di Marco Deseriis. Qui una intervista recensione. Continua a leggere

La proprietà aperta e i suoi nemici: suicidi eccellenti nella Silicon Valley

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Di Rattus Norvegicus

Pubblicato in origine nella ML Neurogreen il 15-1-2025

Considero il recente (presunto) suicidio del programmatore indiano ventiseienne Suchir Balaji, un giovane che aveva alle spalle quattro anni di lavoro presso il centro di ricerca di OpenAI, un evento di una tale gravità da richiedere un ripensamento in merito al ruolo svolto dalla proprietà intellettuale negli ultimi quarant’anni, sia all’interno della produzione informatica e di rete sia, più in generale, nell’ambito dei complessi rapporti che questa peculiare forma di proprietà privata ha stabilito con la libertà di opinione, con il diritto di accesso all’educazione e alla formazione, con la cooperazione internazionale allo sviluppo e, per estensione, con tutti  i principali pilastri del diritto nelle democrazie liberali, quelli che i paladini del libero mercato continuano a invocare nei loro discorsi pubblici sebbene nelle realtà non se ne veda più traccia da moltissimo tempo. Continua a leggere

Mobilizado kaj dizerto

Bildo – generita de AI

Artikolo origine publikigita en numero #6 de Rizomatica.

de M. Minetti


“Se la metarakontoj de la deknaŭa-dudeka jarcento estus kristanismo, la klerismo kaj socialismo; tiuj kiuj aperas en la tria jarmilo estas sciencisma novpozitivismo, novliberala ekonomia darvinismo kaj la media-trimondisma sento de kulpo por aliĝi al la unuaj du.” (Luther Blissett 2023)

Domajnaj mapoj.

Ni nun ne kutimas observi la planisferojn pendantajn sur la muroj de lernejaj klasĉambroj, reprezentitaj en tiu Mercator-projekcio kiu reduktas la grandecon de la ekvatoraj regionoj, igante la arktajn regionojn ŝajni grandegaj. La fakto, ke Eŭropo kaj Nordameriko troviĝas en la Norda Hemisfero, favoris ĉi tiun eŭrocentran kaj hodiaŭ ni dirus “okcidenta” vidado de la planedo.

Tamen pli kaj pli ofte ni demandas mapojn sur la ekrano de inteligenta telefono. Foje eĉ por fari mallongan vojaĝon piede ni fidas je GPS-satelita gvidado, por kalkuli distancojn, por taksi, kion proponas al ni areo, kiun ni ne konas. La atentoŝanĝo de makro al mikro estas evidenta, de la reprezentado de la aperintaj teroj kaj oceanoj, kun la malsamaj kontinentoj dividitaj en difinitajn naciajn etendaĵojn, al reprezentado de la antropozita kaj proksima spaco, kiu interesas nin nur kiel medio travivita de ni kiel individuoj, ĉefe konsumantoj. Continua a leggere

23 Aprile Rizomatica al CRS – video registrato

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Rizomatica 2402-2024

rizomatica - ninja e botteghe illuminate - guerra diserzione capitalismo mobilitazione individui e moltitudine

Infosfera, 24/02/2024

Per questa uscita di rizomatica, abbiamo raccolto alcune visioni che intersecano i mondi della rappresentazione in cui abitiamo. Interpretazioni di pulsioni basilari declinate in simbolizzazioni iper-tecnologiche, accurati prodotti informazionali pronti a mobilitare il desiderio, la violenza, le fantasie di stupro e tortura proiettandole in nemici crudeli e ricchissimi. La guerra di tuttə contro tuttə in nome di identità posticce e decadenti in cui gli individui, impotenti e isolati come moltitudini di consumatori, trovano nella sopravvivenza una ragione di esistere e la conferma della propria superiorità come specie. Chi muore ha perso.
Conquisteremo collettivamente il coraggio per immaginare un futuro diverso dalla proiezione peggiorativa di un presente già di merda? “Non c’è alternativa”, continuano a ripeterci a reti unificate e i banner personalizzati ci ricordano che siamo ancora tra quei fortunati in grado di decidere come spendere quei pochi soldi che riceviamo in cambio della nostra vita.  La libertà è poter scegliere il proprio vasetto confezionato fra quaranta varietà di yogurt con scadenza di pochi giorni.

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Indice:

Squid Age  di R. Norvegicus

Desiderio, godimento e capitalismo   di A. Marin

L’Epimeteo di Stiegler, il Leopardi di Negri  di G. Allegri

Mobilitazione e diserzione  di M. Minetti

Il suprematismo non bianco  di F. “Bifo” Berardi

Fuori dal capitalocene  di V. Pellegrino

Sconfiggere il neoliberismo  di M. Parretti

Dai baroni al cognitariato di M. Minetti

La finanza è guerra   introduzione di S. Cacciari

La Carota   di M. Kep

 

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Squid Age. Sulla produzione seriale di paradossi.

miliardari scherzano con il fuoco dell'IA: "bastardi senza gloria"

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di R. Norvegicus

Ora, lontano da Babilonia e dai suoi costumi che amo, penso con qualche stupore alla lotteria, e alle congetture blasfeme che mormorano nel crepuscolo gli uomini velati.

Jorge Luis Borgesi

Dopo essere rimasto catturato, insieme a diversi milioni di connazionali e a ben centoundici milioni di persone nel mondo, dalla visione della serie Squid Game di Netflix, riporto di seguito qualche considerazione occasionale e del tutto libera.

La teoria dei giochi, da oltre mezzo secolo, è collocata al centro del pensiero economico dominante. Il rapporto tra gioco ed economia emerge in modo inconfondibile già nel titolo del celebre articolo di Von Neumann e Morgenstern TheTheory of Games and Economic Behavior (1944)ii. Un titolo che rende evidente la prossimità tra l’analisi dei giochi e la previsione scientifica del comportamento umano. Il premio Nobel per la chimica Manfred Eigen scriveva nel 1975 che la teoria dei giochi sarebbe divenuta il fondamento della futurologiaiii. Quantomeno, è sufficiente riflettere un istante sul ruolo centrale che Morgenstern e, soprattutto, Von Neumann, hanno avuto nella realizzazione del calcolatore, per rendersi conto che l’epoca digitale in cui viviamo costituisce il trionfo della teoria dei giochi e della sua rappresentazione della realtà, del suo “modello”. E tuttavia, sebbene fin dai primi episodi della serie Netflix si avverta un clima da vaticinio fantascientifico incastonato in etiche da illuminismo neroiv, si tratta di una sensazione destinata a rimanere tale: Squid Game mostra soltanto una crudele gara messa in piedi per soddisfare le frenesie di una manciata di VIP del capitalismo finanziario amanti delle scommesse. Non ci sono margini per teoria delle decisioni e interazioni strategiche, non c’è illuminismo nero. Le corse dei cavalli sono il paragone utilizzato con più frequenza nel film. Gli oltre quattrocento giocatori che accettano di partecipare alle prove, gente reclutata tra disoccupati, ludopati, migranti, pregiudicati e persone pesantemente indebitate, sono soltanto i “cavalli da corsa” di un crudele survival game, un gioco di sopravvivenza che prevede un lauto premio in denaro per i vincitori e che si svolge in gran segreto su un’isola disabitata. Quanti non abbiano visto la serie coreana, ma ricordino Giochi senza frontiere, possono immaginare uno scenario simile. Con la differenza, non di poco conto, che in Squid Game i “perdenti” vengono eliminati con una raffica di mitra in pieno volto. Continua a leggere

Desiderio, godimento e capitalismo tra gli autori de L’anti-Edipo e Jacques Lacan

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di A. Marin

Tra gli anni sessanta e settanta del ‘900, la dimensione del desiderio, comincia a diventare sempre più centrale tanto per il meccanismo di riproduzione del Capitale, quanto per le strategie da mettere in campo per opporsi ad esso. La nuova configurazione che il capitalismo sta assumendo nella sua fase post-industriale, infatti, lo porta in misura sempre maggiore a esercitare il suo potere non più in modo disciplinare e repressivo, come nella precedente fase industriale, ma piuttosto, seduttivo. Sedurre, sollecitare e blandire il desiderio, mettendolo al lavoro, per intensificare ed espandere il ciclo di produzione e consumo, diventano gli strumenti più efficaci a disposizione del capitalismo per perpetuare se stesso. Viceversa, sul fronte antagonista, il desiderio sembra poter assumere il ruolo di una forza in grado di portare avanti quel programma politico rivoluzionario, che il movimento del Sessantotto aveva avviato. Continua a leggere

L’immaginazione collettiva oltre l’invenzione e l’innovazione. L’Epimeteo di Stiegler, il Leopardi di Negri.

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di G. Allegri

Abstract: Mi è capitato di rileggere la recente traduzione del primo volume de La tecnica e il tempo di Bernard Stiegler nei tempi in cui Antonio, Toni, Negri lasciava questo mondo e io riaprivo il suo Lenta ginestra. Alcuni passaggi sull’emergenza dell’immaginazione come potenza collettiva permettono forse di tessere un filo che dalla colpa di Epimeteo giunge al Leopardi eversivo, nel solco trasformativo di un pensiero materialistico che è uno dei lasciti principali di questi due pensatori del/al futuro anteriore.

La recente traduzione italiana del primo volume della ricerca di Bernarnd Stiegler (1952-2020) su La tecnica e il tempo. Vol. 1. La colpa di Epimeteo (Luiss University Press, 2023, ed. or. 2018), per la cura e con una fondamentale e splendida prefazione di Paolo Vignola, è un evento che merita ben altri approfondimenti e occasioni di discussioni e confronti, per tornare a rilanciare il lascito del pensiero stiegleriano. Continua a leggere

Mobilitazione e diserzione

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di M. Minetti

Se le meta-narrazioni otto-novecentesche erano il cristianesimo, l’illuminismo e il socialismo; quelle che emergono nel terzo millennio sono il neopositivismo scientista, il darwinismo economico neoliberale e il senso di colpa ambientale-terzomondista per aver aderito alle prime due.” (Luther Blissett 2023)

 

Mappe del dominio.

Siamo oramai disabituati a osservare i planisferi appesi alle pareti delle aule scolastiche, rappresentati in quella proiezione di Mercatore che riduce le dimensioni delle regioni equatoriali, facendo apparire enormi le regioni artiche. Il fatto che l’Europa e il Nord America si trovino nell’emisfero boreale ha privilegiato questa visione eurocentrica e oggi diremmo “occidentale” del pianeta.

Sempre più spesso, invece, interroghiamo le mappe sullo schermo di uno smartphone. A volte anche per compiere un breve spostamento a piedi ci affidiamo alla guida satellitare del GPS, per calcolare distanze, per valutare cosa ci offre un territorio che non conosciamo. E’ evidente lo spostamento dell’attenzione dal macro al micro, dalla rappresentazione delle terre emerse e degli oceani, con i diversi continenti suddivisi in estensioni nazionali definite, a una rappresentazione dello spazio antropizzato e prossimale che ci interessa soltanto in quanto ambiente vissuto da noi come singoli individui, principalmente consumatori. Continua a leggere

Il suprematismo non bianco

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di F. “Bifo” Berardi

Inaugurando il tempio di Rama nella città di Ayodhya il primo Ministro Norendra Modi, per l’occasione grande sacerdote di Ram, dichiara che oggi, il 22 gennaio 2024, è il primo giorno di una nuova era, la fondazione dell’India dei prossimi mille anni l’era dell’espansione della coscienza, della fusione tra energia divina e umana. L’avvento del Ram Rajya (Ordine Divino) segna anche la definitiva trasformazione dell’ordine costituzionale di quella che continua a definirsi la più grande democrazia del mondo. Il tempio di Rama è stato costruito dove c’era una Moschea del sedicesimo secolo, il Babri Majid, che nel 1992 fu abbattuta da una folla mobilitata da organizzazioni ultra-nazionaliste. La demolizione della moschea scatenò i più sanguinosi scontri religiosi dai tempi dell’indipendenza, con duemila morti, per lo più musulmani. Da allora inizia l’ascesa dell’uomo che rappresenta la fusione di nazionalismo e fanatismo religioso. L’India di Modi è forse l’esempio più impressionante del trionfo dell’identità: un trionfo sanguinoso, totalitario, e forse irreversibile. Continua a leggere

Fuori dal capitalocene.

Dall’uomo indebitato all’uomo frugale

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di V. Pellegrino

Noi non difendiamo la natura,
noi siamo la natura che si difende”

Youna Marette – Ecoattivista

Questa frase, pronunciata da un’attivista per l’ambiente di 17 anni nel corso di un convegno organizzato da Women 4 climate”, non è un gioco di parole né un semplice slogan. Essa indica invece l’indispensabile, radicale cambio di prospettiva con cui guardare in avanti. Essa ci rammenta come l’umanità sia parte integrante dell’ecosistema planetario che chiamiamo natura, che ci comprende e dal quale dipende la nostra stessa esistenza così come quella di tutte le altre forme di vita. E come parte della natura, una porzione sempre più cospicua dell’umanità, in particolare le nuove generazioni, reagisce in forma difensiva – autodifensiva alle devastazioni che il Capitalismo predatorio che domina il nostro tempo sta producendo. In questa svolta, in questo cambio di prospettiva, emerge in tutta la sua paradossalità il nucleo dell’ideologia liberista che vede il Capitalismo come uno stato-di-natura, una dimensione naturale (non costruita) in cui l’uomo, l’homo oeconomicus per la precisione, può muoversi con spontaneità seguendo la propria connaturata propensione all’utile individuale, senza alcuna necessità di costituire istituzioni di espressione e attuazione della volontà collettiva. In questa ottica, lo Stato stesso diviene pressoché superfluo: la sua utilità si riduce all’organizzazione della macchina repressiva (polizia, tribunali e carceri) e all’imposizione e alla gestione, per conto del grande capitale tecno-finanziario, delle continue emergenze attraverso le quali si producono rendite e profitti senza nessun beneficio per la società, anzi a suo danno, ad iniziare dalle guerre dilaganti. Questa visione “naturalistica” del Capitalismo (alla cui magistrale confutazione è dedicata l’intera opera dello storico dell’economia, sociologo e antropologo Karl Polanyi) si rovescia, attraverso il cambio di prospettiva prospettato dalla citazione, nella presa d’atto che ci troviamo a sopravvivere tra le spire soffocanti e in fine mortali del Capitalocene0. Continua a leggere

Da Marx e Keynes una soluzione per sconfiggere il neoliberismo

sirena in stile pittorico di klimt

img generata da IA dominio pubblico

di M. Parretti

1- La crisi internazionale delle sinistre

Da molti anni c’è un costante declino della prospettiva progressista nella società, che riguarda, tanto la sinistra alternativa al capitalismo, quanto quella riformista. Entrambe hanno il medesimo problema, che è quello di non essere riuscite a formulare una teoria economica alternativa all’economia neoclassica marginalista e quindi di non essere in grado di proporre una politica economica alternativa al neoliberismo.

La sinistra riformista cerca di riaffermare i principi etici della solidarietà e dei diritti sociali, che si sono realizzati con lo stato sociale keynesiano, ma non è riuscita a capire perché la spesa pubblica, negli anni ’70, abbia smesso di trainare l’economia ed abbia cominciato a produrre una stagnazione, accompagnata da inflazione, la cd stagflazione, che impedì la continuazione delle politiche keynesiane e provocò l’affermazione del neoliberismo.
Pertanto la spesa pubblica è limitata dalle entrate fiscali e l’obiettivo anche solo di difendere i diritti sociali acquisiti si scontra con la mancanza di risorse e la sinistra riformista non riesce a proporre una politica economica capace di sviluppare i diritti sociali. Anche la sinistra alternativa, aldilà di una critica più radicale del capitalismo, non è riuscita a formulare una teoria economica marxiana scientifica e non è in grado di proporre una politica economica capace di realizzare gli obiettivi, idealmente posti, di difesa dei salari e delle pensioni. Eclatante esempio di questa impotenza delle sinistre, in Italia, fu il “pacchetto Treu” del 1997, votato da tutto il centrosinistra, che contribuì a rendere precario e ricattabile il lavoro e rivelò la subalternità alle tesi liberiste, secondo cui i bassi salari fanno crescere l’occupazione. 
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