Algoritma. Analisi incompleta sul data feminism nelle città intelligenti

img – Elisatron

di V. Bazzarin

 

Ogni sapere è particolare, ogni verità è parziale […] Nessuna verità può rendere non vera un’altra verità. Ogni conoscenza è parte della conoscenza totale. […] Una volta che hai visto lo schema più ampio, non puoi tornare a vedere la parte come il tutto.“ — Ursula K. Le Guin, La mano sinistra delle tenebre, p. 159

Forse, come dice Ursula K. Le Guin, ogni sapere è particolare e ogni verità è parziale, ma sul tema del diritto digitale alla città c’è un sapere che appartiene al genere e ci sono tracce digitali lasciate dalle persone che gli algoritmi non considerano rilevanti e che quindi discriminano la metà dei cittadini dalla sfera dei servizi e spesso anche da quella dei diritti. Parliamo di gender data, dei dati con una componente di genere e del movimento che in vari paesi sta tentando di introdurre il tema in ambito accademico, nello sviluppo delle tecnologie e delle infrastrutture che operano in sistema o in rete nelle cosiddette città intelligenti.

Non ci calcolano proprio! Potrebbe dire almeno la metà del genere umano. Tranne quando siamo target commerciale. Allora in quel caso ci calcolano e ci profilano per bene. (1) Continue reading

Nel 2020 e oltre, la battaglia per salvare la persona e la democrazia richiede una radicale revisione della tecnologia convenzionale

Aral Balkan

di Aral Balkan, trad. it a cura di diorama

1 gennaio 2020

Mentre entriamo in un nuovo decennio, l’umanità si trova ad affrontare diverse emergenze esistenziali:

  1. L’emergenza climatica [1]

  2. L’emergenza democrazia

  3. L’emergenza della persona [NdT: “personhood emergecy” nell’originale]

In gran parte grazie a Greta Thunberg, stiamo decisamente discutendo della prima. Ovvio, c’è molto da discutere sul se stiamo effettivamente facendo qualcosa a riguardo. [2]

Allo stesso modo, grazie all’ascesa dell’estrema destra in tutto il mondo sotto forma di (tra gli altri) Trump negli Stati Uniti, Johnson nel Regno Unito, Bolsonaro in Brasile, Orban in Ungheria ed Erdoğan in Turchia [NdT: e Salvini in Italia], stiamo parlando anche della seconda, compreso il ruolo della propaganda (le cosiddette “fake news”) e dei social media nel perpetuarlo.

Quello di cui sembriamo del tutto sprovveduti e incerti è il terzo, anche se tutti gli altri ne derivano e ne sono sintomi. È l’emergenza senza nome. Beh, almeno fin d’ora.

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