La proprietà aperta e i suoi nemici: suicidi eccellenti nella Silicon Valley

img generata da IA – dominio pubblico

Di Rattus Norvegicus

Pubblicato in origine nella ML Neurogreen il 15-1-2025

Considero il recente (presunto) suicidio del programmatore indiano ventiseienne Suchir Balaji, un giovane che aveva alle spalle quattro anni di lavoro presso il centro di ricerca di OpenAI, un evento di una tale gravità da richiedere un ripensamento in merito al ruolo svolto dalla proprietà intellettuale negli ultimi quarant’anni, sia all’interno della produzione informatica e di rete sia, più in generale, nell’ambito dei complessi rapporti che questa peculiare forma di proprietà privata ha stabilito con la libertà di opinione, con il diritto di accesso all’educazione e alla formazione, con la cooperazione internazionale allo sviluppo e, per estensione, con tutti  i principali pilastri del diritto nelle democrazie liberali, quelli che i paladini del libero mercato continuano a invocare nei loro discorsi pubblici sebbene nelle realtà non se ne veda più traccia da moltissimo tempo. Continua a leggere

La costruzione del movimento dei Tech Worker

di B. Tarnoff  trad. it. di F. Sganga

Questo testo è una riduzione di un articolo pubblicato da Logic. La traduzione e l’adattamento molto amatoriali sono di Filo Sganga. Il testo originale può essere letto qui.

Il 1° novembre 2018, più di ventimila dipendenti e consulenti esterni di Google hanno lasciato i loro uffici. [1] Hanno scioperato in cinquanta città di tutto il mondo: nella Silicon Valley e a Sydney, a Dublino e a San Paolo. Erano furiosi per un articolo sul New York Times in cui si raccontava che Andy Rubin, creatore di Android, era stato protetto dalla direzione di Google e aveva ricevuto una buonuscita di 90 milioni di dollari nonostante le accuse di molestie sessuali che la direzione stessa aveva ritenuto attendibili. Sette giorni dopo la pubblicazione dell’articolo, hanno portato a termine una delle più grandi azioni sindacali internazionali nella storia contemporanea. Si sono riuniti nei parchi e nelle piazze, hanno cantato, marciato e condiviso storie. Continua a leggere

Screen New Deal

di N. Klein

Traduz.: G. Nicolosi – 19 maggio 2020

Isolamento fisico come laboratorio vivente di un avvenire – altamente redditizio – deprivato per sempre di qualsiasi contatto fisico

Nel corso del briefing quotidiano sul coronavirus del governatore di New York Andrew Cuomo di mercoledì 6 maggio, per alcuni brevi istanti, la cupa smorfia che ha riempito i nostri schermi per settimane si è rapidamente trasformata in qualcosa che assomiglia a un sorriso.
«Noi siamo pronti, ci siamo completamente dentro», ha ciangottato il governatore. «Siamo newyorkesi, quindi siamo aggressivi su questo problema, siamo anche ambiziosi a tale riguardo (…) Ci rendiamo conto che il cambiamento non soltanto è imminente, ma può essere veramente un amico se facciamo le cose come vanno fatte. »
L’ispirazione per queste vibrazioni insolitamente positive veniva dalla visita in video dell’ex CEO di Google Eric Schmidt, che si è unito al briefing del governatore per annunciare che sarà a capo di un panel per reinventare la realtà post-Covid dello Stato di New York, con un’enfasi sull’integrazione permanente della tecnologia in ogni aspetto della vita civile.

«Le priorità di ciò che stiamo cercando di seguire» , ha dichiarato Schmidt, «riguardano la sanità a distanza, l’apprendimento da remoto e la banda larga (…) Dobbiamo cercare soluzioni che possano essere usate adesso e poi accelerate per utilizzare la tecnologia e per fare le cose al meglio». Per non avere dubbi sul fatto che gli obiettivi dell’ex presidente di Google fossero del tutto benevoli, il suo sfondo video presentava una coppia di ali d’angelo d’oro incorniciate. Continua a leggere