La forza prevale sulla forma

Articolo pubblicato in origine il 19/11/2025 su Transform Italia.

di M. Minetti

Questa è la traduzione dall’inglese “force over form” (Nunes 2025 p. 100) che costituisce un capitolo nodale del libro di Rodrigo Nunes Né verticale né orizzontale, recentemente tradotto dalla casa editrice Alegre. Piuttosto che pensare esista una forma di organizzazione migliore delle altre per sintetizzare i conflitti interni alle società, l’autore propone una visione ecologica per cui, a prescindere dal tipo di struttura, sia socialista o liberaldemocratica, sia assembleare piuttosto che aziendale, l’effetto dei cambiamenti prodotti sull’ambiente circostante è dato dai rapporti di forza interni a quelle stesse strutture organizzative, viste tutte come continuum dinamici che oscillano fra i loro estremi. Non si valuta quindi la forza più giusta, più etica, più elegante o alla moda, ma quella più intensa che spinge il risultato dalla sua parte, verso la soddisfazione dei bisogni sottesi.
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I signori delle post-metropoli

Come la governance si fa militare e non può più dirsi capitalista.     di M. Minetti

Le metropoli e l’Urbe.

Per immaginare le città del futuro forse Roma potrebbe non sembrare un punto di osservazione privilegiato. La stratificazione sociale sedimentata durante lo stato pontificio, la condizione di capitale del regno sabaudo, le aspirazioni imperiali del fascismo e il massiccio inurbamento dell’ultimo dopoguerra, ci consegna una città in cui la separazione fra patrizi e plebei è ancora ben definita, poco scalfita dalla individuazione capitalista.

Roma è stata la prima metropoli della storia. Multietnica e centro di servizi, piuttosto che della produzione, già due millenni orsono. Forse per questa ragione la crisi del modello di produzione fordista l’ha toccata senza stravolgerla. Se andiamo ad elencare le caratteristiche che con ogni probabilità avranno le post-metropoli del futuro, è possibile che la nostra Città Eterna non si discosti poi molto dalle linee di sviluppo che caratterizzano altre città meno periferiche dell’Impero contemporaneo. Non uso a caso questa metafora dell’Impero (Hardt – Negri 2001, Kahnna 2009), in quanto mi risulta la più attinente, anche se ovviamente insufficiente per descrivere il governo sovranazionale dell’universalismo culturale, militare, tecnologico, linguistico, economico, frutto della globalizzazione. Continua a leggere