Rompere definitivamente con la politica della testimonianza

conferenza economica della NATO

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di F. Cori

Il contesto storico in cui ci troviamo attualmente apparirebbe paradossale ad ogni sincero democratico o progressista che fosse vissuto anche solo venti anni fa. Il Governo Meloni è composto da forze politiche di destra, di cui una parte consistente dei suoi membri sono espressione del più rapace e irrazionale spirito di rapina verso i beni pubblici che si sia mai vista nella storia d’Italia. I casi di corruzione e malvessazione delle risorse pubbliche raggiungono addirittura i contorni del grottesco (il caso Santanchè, in questo senso è emblematico). Lo Stato rappresenta per queste persone (e per il blocco sociale di cui esprimono gli interessi) un gigantesco salvadanaio da cui attingere per arricchirsi. Il grado d’incapacità e superficialità di questa classe dirigente è talmente elevato che sono costretti, dal loro stesso operare, ad entrare perennemente in conflitto con la magistratura, scaricando sulle istituzioni dello Stato liberale uno dei capri espiatori per le contraddizioni che loro stessi non riescono a risolvere (vedi caso Almasri) nonché per i criminali che, per loro stessa incapacità sono costretti ad appoggiare. Continua a leggere

L’internazionale nera all’assalto dell’università pubblica.

Ungheria, Argentina, Usa, Italia: anarco-capitalisti e tecno-fascisti contro l’ultimo bastione dell’intelligenza collettiva

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di S. Simoncini

Javier Milei, attuale presidente anarco-capitalista argentino, ha attaccato fin dall’inizio del suo mandato il sistema della formazione superiore pubblica. In realtà già diversi anni prima della sua elezione, e poi soprattutto nella campagna elettorale del 2022, fino al suo recente discorso anti woke a Davos, ha continuato a reiterare l’idea che le università pubbliche sono “Centros de adoctrinamiento marxista”, bastioni della “wokeness” e dell’elitismo che sottraggono soldi ai poveri per darli ai ricchi. In linea con la sua missione di marvelliano eradicatore di sprechi e privilegi pubblici, ha conseguentemente adottato da presidente politiche di austerità contro le università, tagliando stipendi e borse di studio, e congelando il finanziamento annuale nonostante l’inflazione al 288%. Le sue misure hanno fatto divampare quella che a tutt’oggi è stata l’unica vera protesta di massa nel paese contro il governo Milei, con la più grande “marcha federal” dell’ultimo ventennio, tra 400 e 800 mila persone che si sono riversate in Avenida de Mayo “en defensa de la universidad pública“, e poi con 65 facoltà occupate, scioperi, lezioni in piazza, blocchi stradali e cacerolazos. Ad oggi si protrae un braccio di ferro che ha visto Milei da un lato porre il veto a una legge votata dal Congresso per adeguare il bilancio annuale all’inflazione, dall’altro provare a fare qualche limitata concessione e rassicurazione per smorzare le proteste, che hanno poi subito una flessione per la pausa estiva. Continua a leggere

Questione di classe. Le classi sociali nella modernità liquida.

    

di M. Sgobio

Bauman sembra attribuire la “liquefazione” della società a un cambiamento nella mentalità dei capitalisti, mentre, nella sua analisi, la classe sociale di coloro che per vivere vendono la propria forza lavoro sembra sciogliersi. Però, se si cambia il punto di osservazione, si possono scorgere le radici materiali del cambio di mentalità che descrive. Da questa visuale, le gocce, i singoli individui, assumo nuovamente l’aspetto di un fiume: un corso d’acqua che potrebbe modellare la società in forme del tutto nuove.

Negli ultimi quarant’anni diverse teorie hanno cercato di descrivere la società contemporanea e i fenomeni che l’hanno modellata, dando vita a interpretazioni che, anche se accolte in modo critico, lasciano la consapevolezza di un mutamento, a volte radicale, rispetto al recente passato.

Un nuovo inizio

Nell’esperienza della società attuale, scrive Krishan Kumar, vi è qualcosa “che insistentemente suscita non solo «il presentimento di una fine» ma anche quello di nuovi inizi”i.

Siamo nel 1995, e l’autore traccia una rassegna critica di quelle che chiama “le nuove teorie del mondo contemporaneo”. Teorie accomunate, anche quando divergono, dal prefisso post, che antepongono, di volta in volta, ad aggettivi come industriale, fordista o moderna, riferiti alla società che descrivono.

Tutte le tesi illustrate indicano un mutamento strutturale, un “funzionamento” della società diverso rispetto al passato, ma, allo stesso tempo, a tutte non riesce una descrizione in positivo del mondo contemporaneo, basata su elementi che lo caratterizzano.

Tutte descrivono una società “indefinita”, venuta dopo un’altra che, al contrario, era perfettamente definibile.

Kumar si sofferma soprattutto sulla teoria della post-modernità, che considera “la più ampia e stimolante”, in grado di sovrapporsi alle altre, spesso includendole, seppur in modo criticoii.

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