
Articolo pubblicato in origine il 19/11/2025 su Transform Italia.
di M. Minetti
Questa è la traduzione dall’inglese “force over form” (Nunes 2025 p. 100) che costituisce un capitolo nodale del libro di Rodrigo Nunes Né verticale né orizzontale, recentemente tradotto dalla casa editrice Alegre. Piuttosto che pensare esista una forma di organizzazione migliore delle altre per sintetizzare i conflitti interni alle società, l’autore propone una visione ecologica per cui, a prescindere dal tipo di struttura, sia socialista o liberaldemocratica, sia assembleare piuttosto che aziendale, l’effetto dei cambiamenti prodotti sull’ambiente circostante è dato dai rapporti di forza interni a quelle stesse strutture organizzative, viste tutte come continuum dinamici che oscillano fra i loro estremi. Non si valuta quindi la forza più giusta, più etica, più elegante o alla moda, ma quella più intensa che spinge il risultato dalla sua parte, verso la soddisfazione dei bisogni sottesi.
Questo principio materialistico è spiegabile con la frase: “il Re è nudo!”; nel senso che il potere, fino a quel momento accettato dai cortigiani e dai sudditi per convenienza e conformismo, si svela essere arbitrario, ovvero basato soltanto sulla forza. La critica dei valori tradizionali e religiosi delle monarchie, portata dall’illuminismo, è stata l’inizio della fine per i sovrani assoluti e le loro aristocrazie ereditarie. Le recenti manifestazioni “No Kings” negli Stati Uniti vorrebbero proprio ricordare le rivoluzioni che hanno portato alla modernità del liberalismo, al dominio della borghesia sui nobili e i sovrani. Peccato che la modernità sia irrimediabilmente tramontata assieme alla borghesia e al capitalismo industriale, con tutti i suoi orpelli ideologici legati ai diritti universali e quindi umani, con la supposta eguaglianza formale dei cittadini di fronte alla legge. Le manifestazioni “No Kings” invece che abbattere la recente monarchia e aristocrazia tecnocratica statunitense, prendono tardivamente atto della loro esistenza. Ci dicono sì che il Re è nudo ma da tempo essere nudi non è più un problema, basta avere i soldi e il potere militare per difenderli. Anche Bibi Nethanyau è nudo, quasi metà dei cittadini del suo paese democratico hanno manifestato il 18 agosto 2025 contro la sua politica di guerra ma questo non ha impedito all’esercito di invadere militarmente Gaza e la Cisgiordania, bombardare il Libano, la Siria e l’Iran provocando la debole reazione della comunità internazionale, che perseguita chi accusa lo Stato di Israele di genocidio.
Grazie alla manipolazione algoritmica dell’opinione pubblica, operata dalle agenzie di informazione legate al potere, l’agenda dell’opposizione nelle democrazie liberali è controllata dagli stessi soggetti privati su cui si appoggia il governo. L’azione politica non ha più origine dalle scelte ideologiche e dalle identificazioni valoriali (es. liberalismo vs autoritarismo, religione vs laicismo, socialismo vs libero mercato, ecologismo vs consumismo…) casomai quelle sono conseguenze della narrazione egemonica in un certo momento storico. Il potere, come aveva rilevato Machiavelli già nel XVI sec. viene considerato da tutti ormai questione di forza, non di etica. Questo a mio parere è il significato odierno del dire che il Re è nudo, ovvero che la forza prevale sulla forma.
Dopo decenni di pace sociale, conquistata grazie a politiche consociative di partecipazione delle opposizioni ai governi locali o nazionali, senza disturbare l’accumulazione di profitti privati a discapito dei servizi erogati alla cittadinanza, ci troviamo oggi a vedere quelle opposizioni espulse dalla partecipazione democratica ai benefici del governo e costrette a riempire le piazze per rivendicare un ruolo di primo piano. Se non altro il vantaggio di questa situazione drammatica è di aver ridato un senso all’esistenza delle opposizioni, costringendole ad abbandonare il vessillo del capitalismo etico e sostenibile per rendersi conto che l’aristocrazia dei miliardari che possiedono più della metà della ricchezza globale non può essere nè eticamente virtuosa come ci vogliono far credere, nè sostenibile per i cittadini e per l’ambiente naturale come ci hanno raccontato finora.
Finita l’illusione del mercato come “migliore dei modi possibili” per allocare le risorse, il mondo libero, come amava definirsi durante la Guerra Fredda, si scopre pieno di poveri, che non riescono a far fronte ai propri bisogni primari e a cui vengono tagliate prestazioni sociali, e nemmeno così libero come si pensava. Anche nelle nostre democrazie oggi l’informazione è censurata, il controllo di massa viene attuato attraverso il monitoraggio automatico degli strumenti di comunicazione, il riconoscimento facciale autorizzato nei luoghi pubblici, i movimenti dei cittadini/utenti tracciati mediante dispositivi GPS, lettura automatica delle targhe automobilistiche e sistemi di pagamento digitali.
Milioni di cittadini si scoprono complici di un genocidio, quello del popolo palestinese, che è in atto da ben prima del 7 ottobre 2023 e beneficiari della distruzione di interi ambienti naturali per fornire cibo e minerali a basso costo, necessari a mantenere stili di consumo insostenibili nelle città più ricche del pianeta. Ancora, milioni di cittadini percepiscono che nella democrazia in cui continuano formalmente ad avere un ruolo, con tutte le forme diffuse di rappresentanza della società civile, non hanno un peso reale sulle scelte strategiche del loro paese, che è saldamente nelle mani di una aristocrazia tecnofeudale dedita alla propria riproduzione. Di fronte alla dissonanza cognitiva provocata dalla contraddizione di scoprirsi né buoni, né forti e tantomeno liberi, come la narrativa del potere ci voleva far credere, molti si innamorano del proprio carnefice, ammirandone i capricci e le crudeltà. Altri, quelli in cui riponiamo le nostre speranze, sentono il bisogno di capire meglio cosa accade nel mondo e prendono posizione con l’intenzione di cambiarlo.
Già rendersi conto delle contraddizioni della narrativa propagandistica, vedendo crollare quella illusione liberale che per tanto tempo ha schermato gli interessi dei ricchi, è una conquista non da poco, mentre su internet si diffondono viralmente interpretazioni, sicuramente semplificate, ma fortemente antisistemiche e critiche verso i potenti. “L’arme della critica non può certamente sostituire la critica delle armi, la forza materiale dev’essere abbattuta dalla forza materiale, ma anche la teoria diviene una forza materiale non appena si impadronisce delle masse” scriveva Karl Marx nel 1844 nel suo Per la critica della filosofia del diritto di Hegel e ancora oggi non possiamo che ribadirlo. Il nostro scopo potrebbe essere proprio la costruzione di quella forza materiale in tutte le forme che abbiamo a disposizione, abbandonando la sterile presunzione di essere gli unici portatori della forma adatta a raggiungere l’obiettivo. Se la forma organizzativa raggiungerà il cambiamento atteso, che non è neppure poi così chiaro quale sia, si vedrà solo in futuro, quando una sufficiente forza gli avrà permesso di mettersi alla prova.
Spiegone degli spiegoni: Nunes ci ribadisce che è poco importante la perfetta aderenza ai principi ideali di una piccola organizzazione ininfluente dedita al purismo, ovvero a espellere qualsiasi contraddizione interna, mentre è necessario cooperare in un vasto panorama di forze concorrenti e molteplici, costruendo organizzazioni di massa, scalabili fino alla dimensione statale o sovranazionale, in grado di competere anche sul piano economico e militare con le multinazionali del capitalismo estrattivo.
Bibliografia
K. Marx e F. Engels, La sacra famiglia [1845], Editori riuniti, 1967.
K. Marx, Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico [1844], Editori riuniti 2021.
R. Nunes, Né verticale né orizzontale. Una teoria dell’organizzazione politica, Alegre, 2025.
Y. Varoufakis, Tecnofeudalesimo. Cosa ha ucciso il capitalismo, La nave di Teseo, 2023.